Né Cerri né Han, il Cagliari sceglie il gigante Golia per pungolare Pavoletti

Il colombiano Ceter, nazionale under 20, ha compiuto vent’anni due mesi fa e ha segnato un gol nella prima divisione del suo paese e un altro nella Libertadores


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

Di Nanni Boi

Una vecchia pubblicità recitava: “chi non mangia la Golia o è un ladro o è una spia”. Era il 1977, anno in cui il presidente del Cagliari Giulini emetteva i primi vagiti. Forse quel refrain gli è rimasto impresso se ha deciso di portare proprio ‘Golia’, al secolo Damir Ceter Valencia al Cagliari. Il nuovo acquisto è nato il 2 novembre, non esattamente una ricorrenza allegra,  come due ex rossoblù che seppur a livelli diversi hanno lasciato un segno importante: Enrico Albertosi e Dario Silva.  “Longu longu” si direbbe dalle nostri parti (1,88), come Pavoletti, il titolare di riferimento che dovrebbe sostituire in caso di indisposizione di quest’ultimo e pungolare nel caso si adagiasse sugli allori. Avendo compiuto 20 anni da poco più di due mesi Ceter non può avere un grande curriculum. Ha segnato solo un gol nella prima serie colombiana con l’Independiente Santa Fe di Bogotà, dove è arrivato l’anno scorso dal Quindio, formazione di serie B della città di Armenia (non lasciatevi ingannare dalle apparenze, sono tutte città colombiane), per essere giudicato ancora immaturo a certi livelli e rispedito al mittente.

Probabilmente ha risentito del salto di categoria, di una distorsione al ginocchio rimediata nel Sudamericano under 20 (2 partite e 2 gol contro Paraguay e Ecuador, con quest’ultima formazione padrone di casa che si è qualificata ai mondiali di categoria disputati poi in Corea del Sud proprio ai danni della Colombia) che lo ha tenuto fuori dai campi per tre mesi. E sicuramente ha pagato anche il grande salto che lo ha portato a misurarsi in una grande metropoli quale la capitale, e in un club campione in carica che nel calcio di quel paese vanta una grande tradizione, eterno rivale dei Millionarios, la squadra che fu del grande Di Stefano. Fino a un paio di anni fa Ceter giocava in B nell’Universitario Papayan, formazione di una deliziosa cittadina dove si mangia decisamente bene se è stata considerata patrimonio mondiale dell’Unesco per la gastronomia, con un stadio di appena 5 mila posti. 7 presenze senza gol al debutto a 16 anni; 24-6 le sue cifre l’anno seguente, con il conseguente passaggio al Quindio dove si mette in mostra sempre in serie B a soli 18 anni con 14 reti in 24 incontri. Da qui la convocazione ai mondiali under 20 e l’avventura all’Independiente, dove per poco tempo incrocia come allenatore Gregorio Perez, dimenticato allenatore uruguaiano del Cagliari per sei partite nell’infausta stagione 96-97.

Fa in tempo però a esordire seppur part time nella Libertadores segnando un gol ai boliviani del The Strongest di La Paz nell’unico incontro giocato da titolare (per il resto altre 3 presenze di 45’, 19’ e 17’, le prime due contro il mitico Santos che fu di Pelè e l’altra con il Cristal Lima, la squadra peruviana da cui il Cagliari acquistò in epoche diverse Gallardo e Uribe). A novembre, quando è tornato al Quindio, la sua valutazione era di 350mila euro, se davvero oggi il Cagliari ha investito su di lui 3 milioni è solo per quei misteri che aleggiano nel calcio, dove basta la semplice comparsa dei procuratori per far lievitare i prezzi a dismisura. Il fatto che il nostro Golia  sia sceso dai 1700-1500 metri di altitudine al livello del mare può significare tutto e niente. Però se non altro è un giovane su cui si può affrontare un discorso di investimento, sperando che frutti alla società quello che a suo tempo fruttò il connazionale Ibarbo (se non altro in quattrini). Certo avrà più bisogno della fiducia concessa ai vari Cerri e Han che da questi parti  hanno ballato ben poco. E che in questo momento magari avrebbero offerto qualche garanzia in più di Golia.


In questo articolo: