Ha iniziato l’avventura lavorativa esattamente un anno fa, ma non ha molto di cui festeggiare, Mirko Congiu, barbiere 32enne di Cagliari. Il suo salone è quello che è stato gestito, per decenni, da uno storico parrucchiere cagliaritano, Francesco Montis. Da dodici mesi, forbici e lozioni sono maneggiate da Congiu che però, come tutti i suoi colleghi, è fermo dallo scorso 11 marzo: “Per fortuna posso temporeggiare con l’affitto, il titolare delle mura ha compreso la situazione. Ma i seicento euro del bonus del Governo non li ho ancora visti”, afferma Congiu. Che è molto scettico, meglio, preoccupato, anche per quanto riguarda la riapertura: “Non c’è ancora una data certa, ma non è questo il problema. Io ho 37 metri quadri, potrò ospitare un solo cliente alla volta e lavorare solo su appuntamento. Follia pura, la gente è abituata a sedersi e attendere il proprio turno, non certo a restare in fila nella strada. Come potrò operare, poi, con i guanti e la mascherina? È faticoso tenerli indossati tutto il giorno, al massimo potrei lavarmi spesso le mani utilizzando anche l’amuchina”. Ma, tra locale troppo piccolo e regole, “per carità, giuste”, da dover seguire, il trentaduenne preferirebbe non riaprire. Ma a delle precise condizioni.
“Se ripartire significa dover subire un calo degli affari, che arriverebbe dopo almeno due mesi di incassi pari a zero, il Governo farebbe meglio a tenerci ancora chiusi, dandoci un bonus mensile di duemila euro. Non voglio indebitarmi chiedendo il finanziamento, oltre al fatto che potrei chiedere ben poco perché sono aperto da un anno e non ho, quindi, tutto quel volume d’affari per ambire ai 25mila euro”.











