Al netto del politichese e delle dichiarazioni d’intenti, la domanda che tutti fanno in queste settimane, nell’agitato microcosmo della politica sarda, è una: con chi andranno i centristi di Stefano Tunis e Antonello Peru, fondatori di Sardegna al Centro 20Venti? Centrodestra o centrosinistra? O esprimeranno un loro candidato? La risposta è di quelle che pesano, perché potrebbe determinare la vittoria di uno dei due poli. Sempre che i centristi non cedano alla tentazione della corsa in autonomia e con un proprio candidato.
Al momento, in vista delle elezioni regionali del 2024, data più probabile il 10 marzo, i dati certi sono due. Il primo, in Sardegna potrebbe riuscire l’operazione fallita a livello nazionale per lo strabordare degli ego incrociati di Renzi e Calenda: per ora, Tunis e Peru stanno disegnando un perimetro dentro il quale portare chi condivide un progetto non nuovo ma mai riuscito. Il secondo, Stefano Tunis a settembre lascia il consiglio regionale. Ufficialmente per tornare nel suo “mondo del lavoro”, un bagno di realtà dopo gli anni di palazzo. Ma che i rapporti con il governatore Solinas non siano più quelli che erano non è un mistero, così come non è un mistero che il consenso per il governatore sia ai minimi e dunque prendere le distanze convenga più che restare nella stessa barca. “I rapporti personali con Solinas sono ottimi, è un amico e una persona che stimo. Ho dato il mio personale contributo alla maggioranza che ha vinto nel 2019, ma ora proseguiamo con due impegni politici diversi”, assicura però Tunis.
Chiusa la questione Solinas, che inesorabilmente continua a perdere pezzi, si apre quella delle alleanze. Con chi andrà il centro? A chi andrà in dotazione il tesoretto dei voti che riusciranno a incassare i partiti che ne faranno parte? “Mi piace pensare più che altro chi verrà con noi. Se avremo un nostro candidato? Prematuro parlarne, quando avremo completato il nostro programma e definito il progetto valuteremo il da farsi”. Una cosa è certa: mai con i 5 Stelle. La rotta al centro intrapresa da Tunis e i suoi non prevede alcun contatto con chi “è il naturale antagonista del mondo produttivo a cui invece la nostra proposta è molto orientata. Ci chiedono sempre se andremo col centrodestra o col centrosinistra, ma preferisco ribaltare la questione, e cioè chiedere chi verrà con noi. Stiamo costruendo la casa dei moderati, con lo spirito che da sempre anima il corpo elettorale collocato al centro, ovvero quella parte che nessuno sta considerando, non il centrosinistra, che si sta sempre più chiudendo sul rapporto Schlein-5Stelle, non sicuramente la parte politica che fa capo alla premier Meloni”, spiega Tunis. “Ovvio che per fare un cammino comune devono esserci livelli di compatibilità: stiamo parlando con i Riformatori, con l’Udc, con Italia Viva, ma anche con la nuova Dc di Dedoni, con il partito che nasce dall’Uds e coinvolge pezzi del partito sardo d’azione, con Alleanza sarda, con l’Udc, con fuoriusciti o scontenti di Forza Italia, abbiamo già chiuso l’accordo con Azione e ci sono i primi approcci con Italia Viva. Puntiamo all’allargamento, all’inclusione, alla condivisione coinvolgendo anche i sindaci”.
Nessuna preclusione, insomma: ma la chiusura ai 5 Stelle potrebbe certo compromettere la possibile alleanza con il centrosinistra, a meno che i grillini non scelgano di andare per conto loro, cosa assolutamente da non escludere vista la fuga in avanti di Alessandra Todde.
Fra qualche settimana, dunque, l’addio al consiglio regionale. “Al di là del fatto che mi fa piacere dare l’opportunità a un’altra persona di vivere l’esperienza del consiglio regionale per qualche mese, sento il bisogno di tornare a immergermi nel mondo del lavoro dal quale provengo”, conclude Tunis. “Non voglio che la mia ricandidatura sia un automatismo”.












