È proseguita anche lo scorso fine settimana l’attività straordinaria di prevenzione e controllo del territorio messa in campo dalla polizia di stato di Cagliari, con una presenza capillare nei quartieri storici della città e nell’hinterland. L’operazione ha coinvolto gli agenti delle volanti, del commissariato di Quartu Sant’Elena, il reparto prevenzione crimine di Abbasanta e il XIII reparto mobile.
Nel mirino degli agenti, soprattutto, i soggetti ritenuti coinvolti nei recenti episodi di violenza giovanile avvenuti a marzo in un centro commerciale di Quartucciu. Solo tra sabato 12 e domenica 13 aprile sono state identificate oltre 500 persone. Dall’inizio dell’anno, la sola polizia ha controllato più di 700 minori, una decina dei quali è stata riaffidata alle famiglie per reati come furto, ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale.
Nel frattempo, proseguono anche le indagini legate alla sicurezza nelle piazze della movida cittadina e al contrasto dello spaccio. In due distinte operazioni, gli agenti della squadra mobile – gruppo Falchi – hanno arrestato due cittadini stranieri mentre cedevano cocaina nei pressi di piazza del Carmine. I due agivano con una strategia precisa: contattavano i clienti in zone diverse e consegnavano piccole dosi, nel tentativo di eludere i controlli. Fermati dopo un’attività di osservazione, sono stati trovati in possesso di cocaina nascosta tra i capelli e di 400 euro in contanti, ritenuti provento dello spaccio.
Poche ore dopo, gli investigatori hanno individuato una base operativa nel quartiere di San Michele. Qui è stato arrestato un 56enne, già noto alle forze dell’ordine, sorpreso a cedere hashish. La perquisizione domiciliare ha portato al sequestro di 40 grammi di stupefacente e 2.870 euro in contanti.
Resta alta l’attenzione anche sul fronte del bullismo tra minori, soprattutto nella sua forma digitale. Il questore di Cagliari ha richiamato l’attenzione sull’ammonimento per cyberbullismo, introdotto dalla legge 71/2017, definendolo “uno strumento ancora sottoutilizzato”. «È uno strumento che potrebbe evitare l’escalation di situazioni critiche – ha spiegato – ma spesso le famiglie minimizzano o temono per l’esposizione dei propri figli. Così facendo si impedisce alle istituzioni di intervenire in tempo». Il questore ha infine lanciato un appello affinché genitori e scuole promuovano la conoscenza e l’utilizzo di questa misura di prevenzione.












