È una di quelle tragedie che non hanno un senso, almeno agli occhi di parenti e amici che giurano sulla massima attenzione alla guida del proprio caro. I familiari di Stefano Sias, il lavoratore della Cosatec, ditta esterna della Saras, morto avvolto dalle fiamme dopo che con la sua moto ha tamponato un furgone sulla Statale 195, non riescono a darsi pace. La dinamica è chiara e una delle sorelle, Irene, piange disperata e allarga le braccia: “Non correva mai perchè non era esperto di moto”, spiega. Originario di Bonorva, da figlio di meccanico era esporto nel maneggiare chiavi inglesi e altri utensili. E con l’azienda per la quale lavorava, specializzata in manutenzione, montaggio, progettazione e fornitura di impianti elettrici e strumentali, civili e industriali, si trovava molto a suo agio. “Un grande lavoratore, una persona bellissima”, prosegue la sorella. Stefano lascia lei, un’altra sorella e un fratello e i genitori. Lo strazio, naturalmente, è immenso. E non si può non pensare a quell’ennesima croce proprio sulla “maledetta” e incompleta Sulcitana, per quanto il dramma sia avvenuto nel tratto a quattro corsie, due per senso di marcia, separate da un muretto.
“Non nascondiamocelo, la Statale 195 è ancora molto pericolosa, soprattutto nei tratti di Sarroch e Pula”, spiega Mario Buccola, che ogni giorno la percorre praticamente tutta per andare a lavorare a Cagliari. “Alcuni tratti sono improvvisamente liberi e, magari per recuperare tempo, sei portato quasi in automatico a correre, sbagliando. Ma il problema principale è che è utilizzata ogni giorno da migliaia di automobilisti e scooteristi e, ormai, siamo a un passo dalla stagione estiva. Con i turisti il flusso aumenterà”. Qualcosa, in tema di sicurezza, è stato fatto, ma non basta: “Ci sono degli svincoli, come all’altezza di Frutti d’Oro. Ma ciò che attendiamo, che è anche l’impegno preso tra i sindaci dei Comuni dove c’è la Sulcitana e la Città Metropolitana di Cagliari, è che venga finita e aperta la nuova strada”. Solo così potrà defluire una parte del traffico che, quotidianamente, invade la Statale 195. Ancora oggi, nel 2024, una delle “strade della morte”.












