“Cara Tefta, io non ti conosco, eppure in qualche modo la sorte – la cattiva sorte – fa di noi due persone vicine. So bene che il dolore ciascuno lo attraversa a modo proprio ma io penso di sapere cosa stai provando. Io lo so perché sono passata nel tuo stesso buio”, scrive la donna. “Mirko come tua figlia Gessica. Due ragazzi perduti per difenderci da uomini tanto forti di violenza quanto privi di coraggio per sopportare un addio. Ho pensato tante volte, a questo tipo di uomini. Non siete capaci di reggere l’abbandono? Sentite di non poter più vivere senza la donna che vi ha lasciato? Se tutto questo diventa per voi così tanto distruttivo, uccidetevi”. Paola Piras, la madre di Mirko Farci, morto a 19 anni per difenderla dalla furia assassina dell’ex compagno pakistano Shaid Masih, in una toccante lettera pubblicata dal Corriere della Sera scrive a Tefta Mataj, la cui figlia Gessica, appena sedicenne, l’ha salvata morendo per mano del padre. Proprio come Mirko, a maggio di due anni fa, aveva fatto con Paola in quella maledetta notte a Tortolì. “Non metterti sulle spalle responsabilità che non hai. I sensi di colpa sono un tormento in agguato perenne e sarà impossibile riuscire a scacciarli sempre, ma bisogna provarci per non far vincere due volte il male. Non sono stata io e non sei stata nemmeno tu a volere e a fare quello che ci è accaduto. La colpa è di chi ha ucciso, di chi non conosce altra ragione che la violenza. È assurdo e ingiusto che ricada sulle nostre spalle”, scrive Paola, che oggi vive in un paesino in Lombardia.
“Ti auguro – conclude – che nessuno dall’esterno osi mai dire che è stata colpa tua, una malignità che ti mette sullo stesso piano dell’assassino. Con me l’hanno fatto più volte. Colpa mia, ha detto qualcuno, perché dopo la separazione non sono stata solo madre e santa ma mi sono avventurata in una storia sbagliata con un uomo violento, per di più pachistano. Colpa mia che me la sarei cercata. Leggo che hai un altro figlio, tienilo stretto più che puoi, e coltiva e tieni accesi i ricordi di Gessica”, conclude Paola.











