Ha la voce un po’ rauca e, a tratti, stanca, Vasco Cogotti. Probabile che gli sia scesa qualche lacrima quando, poco prima dell’ora di pranzo, insieme alla moglie Stefania ha abbassato per l’ultima volta tutte e quattro le serrande della sua edicola in via Santa Margherita a Cagliari. Dopo 68 anni tutti a casa: “Purtroppo, ho aspettato per più di venti anni il via libera per un’operazione di restyling, ma non è mai arrivato nessun documento ufficiale. Non ne valeva più la pena”, esordisce. Qualche settimana fa la firma con “una società di imprenditori extracomunitari. Hanno acquistato la mia licenza”. E quanto hanno pagato? “La cifra è top secret”, sorride l’ormai ex edicolante. Ma, se ha accettato, vuol dire che non si è trattato certamente di una mancetta. “Non so quando la riapriranno. Sicuramente, almeno all’inizio, continueranno a vendere prevalentemente quotidiani e riviste, ma con accanto altri prodotti. La loro è una scommessa, puntano sulle liberalizzazioni per trasformarla in un bazar. Potranno vendere di tutto: scarpe, giochi, bevande, tutto ciò che riusciranno a farci stare in quei metri quadri”.
Deluso? “No, i tempi sono cambiati”, ammette Vasco Cogotti. “Le edicole non sono più, da tanto tempo, quel punto di aggregazione che portava tutti i cittadini ad acquistare qualcosa. È come se, all’epoca, chi ferrava i cavalli si fosse lamentato perchè, con l’arrivo delle automobili, non poteva più avere la stessa mole di lavoro”. Insomma, per stare dietro un bancone e sperare, ogni giorno, di vendere quanti più giornali possibile, non è davvero più tempo. Anche a Cagliari.










