La Cagliari che vorrei.
Riflessioni sui desideri di un cittadino comune. La nostra città è considerata una fra le più belle del Mediterraneo. Le caratteristiche climatiche e geografiche offrono tanti vantaggi ai residenti con tanto sole, una spiaggia spettacolare, parchi naturalistici, università, porticcioli turistici, zone pedonali per lo shopping e la vicinanza di porto, aeroporto e stazione ferroviaria. A tutto ciò si aggiunge una storia millenaria che ha lasciato tracce indelebili e monumenti straordinari. Tuttavia, vista da un residente apre il fianco a tante possibilità di miglioramento. In questi giorni si assiste alle promesse di chi si erge a “illuminato amministratore” e racconta di essere in grado di rendere Cagliari una città sempre più sociale e inclusiva, verde e giusta. Colui, individua zone in cui ci sono persone più vulnerabili (poveri, disabili, anziani, bambini), come se nei quartieri “bene” vivessero solo famiglie senza problemi. Io vivo a Genneruxi, sicuramente un bel quartiere ma non privo di problematiche che vanno dalle auto che sfrecciano al verde da curare e, come negli altri quartieri, i diffusi problemi creati da netturbini che si imboscano, raccolta rifiuti svolta malamente e scarsa sicurezza. Nel nostro quartiere oltre la metà dei marciapiedi è in pessime condizioni se non assente, e abbiamo una vasta discarica abusiva che si riesce ad arginare solo grazie all’interessamento personale di alcuni buoni cittadini che in qualche modo ostacolano i mascalzoni. Ritornando all’illuminato amministratore, egli promette la costruzione di reti sociali e culturali e un investimento nella costruzione di strumenti di democrazia partecipativa che coinvolga i quartieri, ma si tiene chiusa da anni la circoscrizione in un vergognoso stato di abbandono. Si promette il potenziamento dei servizi di mobilità pubblica ma tutti i residenti nel quartiere sono legati alla sola linea 6 del CTM che, per fortuna, offre frequenze accettabili tranne che la notte e nei giorni festivi. È facile promettere politiche pubbliche orientate alla transizione ecologica e al contrasto ai cambiamenti climatici e ad affrontare al meglio le transizioni in corso, ma nei fatti…in cosa consistono?
Altra questione importante è capire quali saranno le norme di attuazione del Piano Urbanistico. Si continuerà con tempi biblici negli uffici tecnici e mancanza di regole certe? Ci sarà realmente un dibattito pubblico con un confronto leale e trasparente con tutti gli enti? Un altro punto che mi sta a cuore è quello dei beni culturali. Nulla viene detto su come intervenire sui gioielli archeologici che abbiamo: anfiteatro, Tuvixeddu, villa di Tigellio, grotte e sotterranei che potrebbero essere valorizzati per la fruizione di cagliaritani e turisti. Pare che la cultura sia importante solo quando c’è da mettersi in mostra nelle inaugurazioni o nelle conferenze. Per ultimo, ma non meno importante, lascio il mercato di San Benedetto, un’istituzione per le attività commerciali della città, un luogo identitario destinato a essere cancellato della sua essenza per diventare un moderno e costosissimo edificio multiuso. È difficile decidere la persona alla quale dare le chiavi di una città come Cagliari, deve essere affidabile, competente, leale e dovrà avvalersi di collaboratori validi che sappiano interpretare le esigenze dei cittadini e riescano ad attuare provvedimenti efficaci, con controlli serrati su cantieri, appalti e concessioni, per evitare che i “furbetti” ledano i diritti di chi vuole una città pulita, sicura, vivibile da giovani e anziani, dalle mamme che vogliono passeggiare con i bimbi, dagli studenti, da chi vuole muoversi in bici e di chi preferisce spostarsi in auto, di chi vuole scuole e asili accoglienti e di chi vuole lavorare onestamente.












