La prognosi recita così: 15 giorni di cure per una frattura scomposta del setto nasale e un occhio gonfio e dolorante. Sino al trenta agosto prossimo niente volante per Pietro Paolo Cossu, 50enne di Arzachena, autista del 118 dal 2007 per l’associazione di Protezione Civile “Agosto Ottantanove”. È lui, ieri notte, a essere stato colpito con un pugno in faccia da un giovane alla guida di una Mercedes gialla fuori da una discoteca di Porto Cervo. Cossu era arrivato insieme ai suoi colleghi, nel cuore della notte, per soccorrere un ragazzo svenuto. Poi, all’improvviso, il parapiglia e la violenza: “Il ragazzo voleva passare tra l’ambulanza e un’altra auto, gli ho chiesto dove stesse andando e lui ha aperto lo sportello in modo brusco, è sceso e mi ha dato un pugno, dicendomi che gli stavo rovinando la vacanza. Sono caduto per terra, per fortuna ci hanno separato, sennò avrebbe continuato a picchiarmi”; racconta Cossu. “C’erano anche altri giovani e una ragazza, addirittura, mi ha accusato di aver rovinato l’orologio da 40mila euro del ragazzo che mi ha dato un pugno. Poi, al volante della Mercedes gialla è salito un altro ragazzo e se ne sono andati. Prima, però, il mio aggressore ha continuato a minacciarmi, dicendomi che mi aspettava in una certa via per darmi il resto”. Una situazione di emergenza durante un soccorso, un gesto assurdo sul quale i carabinieri stanno già indagando: “Faccio questo lavoro da tanti anni, spesso ci capita di arrivare dove ci sono incidente e di essere insultati. Un pugno in faccia, però, non l’avevo mai ricevuto. Mi sono preoccupato di tutelare me, i miei colleghi dell’ambulanza e il giovane svenuto, chiamando un’altra ambulanza”. Poi, Cossu è andato all’ospedale per farsi medicare.
“Spero davvero che i carabinieri lo rintraccino, deve pagare per ciò che ha fatto. È assurdo pestare una persona che sta cercando di salvare un altro essere umano. Tornerò a guidare le ambulanze dell’associazione non mi faccio certo fermare da un balordo”. Sgomento e solidarietà al collega per quanto capitato anche da parte del presidente dell’associazione, Salvatore Locci, 57 anni: “Sono amareggiato e arrabbiato per questo vile gesto, che però non fermerà la nostra voglia di fare e aiutare. Certo, abbiamo l’amaro in bocca ma anche piena fiducia nella giustizia”.












