Mascherina chirurgica con la doppia scritta “infermiera” calata su naso e bocca e tanta voglia di far sentire bene la sua voce a tutti i colleghi radunati sotto il palazzo del Consiglio regionale. Graziella Murru, da trentasette anni, è un’infermiera. Il suo reparto è quello di Pediatria a San Gavino Monreale. I suoi diritti? “Levati con le ultime contrattazioni. I giorni festivi come Natale, Capodanno, Ferragosto e primo maggio li lavoro come giorni qualsiasi senza un extra. Chiedo un contratto adeguato alla professione, è tra i più bassi a livello europeo e non sono retribuita per quanto faccio. Non potrei fare nessun altro lavoro”, osserva la Murru, “è una professione bellissima e per la quale ci metto cuore e passione, ma vorrei un minimo di riconoscimento a livello di diritti e anche retributivo”.
Rifiuta categoricamente l’appellativo di “eroe”, l’infermiera: “La faccio da tantissimi anni, non da quando c’è stato il periodo del Covid. Alcuni miei colleghi sono finiti in terapia perchè non hanno retto lo stress del periodo. Nessuno ha avuto, durante l’emergenza, un solo giorno di riposo in più a parte quello settimanale”.













