Ha letto la nuova ordinanza del presidente Christian Solinas, quella legata alla necessità di dimostrare la propria negatività al Coronavirus se si vuole entrare in Sardegna (o, se sprovvisti, basta fare un tampone entro le 48 ore successive all’arrivo nell’Isola) ed è quasi sbiancato. Roberto Casula, agente di polizia di 51 anni, è cagliaritano doc ma, da anni, vive nel Bresciano, a Montichiari. “Lunedì ho il volo da Bergamo a Elmas alle 17:40, atterrerò verso le diciannove. Arriverò senza nessun test, ho già chiesto informazioni in un laboratorio di analisi privato e, oltre al fatto che vogliono 85 euro per il tampone, hanno necessità di quattro giorni per potermi comunicare l’esito. Mia mamma ha ottantasette anni, vive a Sant’Elia ed è malata. Ha la legge 104, periodicamente devo tornare da lei per sbrigare tutta una serie di faccende”.
Casula è netto: “Cosa dovrò fare una volta sbarcato? È chiaro che la salute pubblica è importante, ma perchè la Regione non si è già organizzata per evitare dei disagi a chi, come me, deve viaggiare? Ho degli appuntamenti urgenti a Cagliari, già prefissati”. Il senso della lamentela è: potrei anche fare il tampone nell’Isola, ma dopo quanto arriverebbe l’esito? “Domenica avrò il volo di ritorno, non voglio restare chiuso sette giorni in casa”.










