La sanità pubblica piange, quella privata per non ride di certo. Oss, infermieri e personale amministrativo in azione in case di cura e Rsa: personale che svolge gli stessi compiti e le stesse mansioni di chi si trova dentro un ospedale, ma con paghe decisamente più basse. E contratti, di rimbalzo, bloccati da tantissimo tempo: “Il rinnovo lo attendiamo da otto e da quattordici anni”, spiegano i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil scesi in piazza del Carmine a Cagliari per sostenere le proteste dei lavoratori. Un urlo che è rimbalzato anche nelle altre principali piazze italiane: “Il 3 e nove maggio non è stato trovato l’accordo per i contratti collettivi nazionali di Aiop Aris, Aiop Rsa e Aris Rsa Cdr. La vicenda ha dei tratti paradossali. Nella sanità privata ci sono due contratti, entrambi vedono Aiop e Aris come associazioni datoriali contrattanti. Il primo è per tutti lavoratori che operano nelle strutture sanitarie ospedaliere per acuti, per riabilitazioni e lungodegenze, il secondo per chi opera nelle strutture residenziali come Rsa e Residenze protette. Il 24 gennaio, dopo una vacanza contrattuale di ben 14 anni, è stato firmato un accordo ponte con Aris Rsa, ovvero per il secondo dei due contratti, con l’impegno di riconvocarsi entro fine luglio per la firma definitiva che aveva portato alla revoca di uno sciopero unitario, già proclamato per il 31 gennaio 2024″. Poi, però, “Aiop non si è presentata all’incontro e successivamente, con Aris, hanno comunicato di non essere disponibili non solo a proseguire il confronto sui contratti, ma nemmeno a sottoscrivere definitivamente la pre intesa già siglata”.
Da qui la doccia fredda che ha portato i lavoratori in piazza. Con loro Roberta Gessa della Cgil, Edoardo Bizzarro della Cisl e Priamo Foddis della Uil: “Abbiamo a che fare con situazioni dove i lavoratori hanno stipendi differenti”, spiega quest’ultimo. “Durante il Covid erano definiti gli angeli perchè, imperterriti, hanno assistito i lungodegenti e i malati che non potevano essere spostati da nessuna parte. Oggi non sono più considerati e i loro datori di lavoro cercano di fare profitto. Se le cose vanno male chiedono aiuti economici al settore pubblico, se invece ci sono guadagni le paghe dei lavoratori sono, ormai, da fame. Ci sono situazioni contrattuali dove i privati si mettono in competizione per le gare d’appalto, proponendo ribassi eccessivi”.








