Continuano a far discutere le nuove discipline per la distribuzione dei migranti che, ogni giorno, sbarcano senza sosta nelle coste italiane. Un’emergenza che chiede attenzione e un’organizzazione che andrebbe decisamente rivista al fine di non mettere in croce gli amministratori dei centri che ospitano gli immigrati irregolari. A fare il punto della situazione è il primo cittadino di Villanovaforru, centro del Medio Campidano dove è situata una struttura alloggio. “Nelle scorse settimane, tutti i prefetti di Sardegna hanno incontrato tutti i sindaci di Sardegna, chiedendo loro se avessero posto per accogliere nuovi migranti. Quando è venuto il nostro turno, abbiamo detto al prefetto: «Qui siamo in seicento abitanti e con noi vivono novanta migranti. Ce ne vuole dare altri?». Ora salta fuori che Roma ha cambiato le regole: Insomma, in Sardegna di migranti ne arriveranno molti di più” spiega il sindaco.
“Il punto però non è questo. Il punto è che la gestione degli sbarchi non è mai uscita dalla fase dell’emergenza. Era così nel 2015, quando è stato aperto il CAS di Villanovaforru e l’amministrazione venne avvertita a cose fatte. Era così nel 2016, quando sono diventato sindaco. È così ancora nel 2023. Tutto si giustifica nel nome dell’emergenza, tutto, anche i provvedimenti più abborracciati. La realtà è che la politica italiana, destra o sinistra non fa differenza, non vuole i migranti e non fa niente per favorirne l’integrazione: casa, lavoro, certificati di ogni tipo, riconoscimento dei titoli di studio, istruzione, qualifiche professionali, diventano un percorso degno più di Squid Game che di una società civile”.
Una convivenza che in paese “ha funzionato e funziona”. Un piccolo centro immerso nel verde dove tutti si conoscono e si salutano calorosamente: “Se penso alle centinaia di ragazzi e ragazze di decine di nazionalità diverse, alle famiglie, ai bambini spesso senza genitori passati a Villanovaforru, devo dire che è stato un esperimento felice. I problemi avuti scompaiono davanti alla mole di vicende personali affrontate e risolte. Ma quando cesserà di essere, appunto, un esperimento? Quand’è che avremo una politica migratoria degna di tale nome?”.











