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Il Pd acclama Zedda. Ma i cagliaritani faranno altrettanto?

di Redazione Cagliari Online
24 Giugno 2017
in cagliari, centro-storico

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Un articolo pungente, una lucida analisi politica inedita quella del giornalista cagliaritano Vito Biolchini. Nel suo blog ha tracciato un bilancio delle trattative che nel centrosinistra hanno portato alla ricandidatura del sindaco Zedda. Con un finale teatrale ancora tutto da scrivere. Potete leggere l’articolo nei dettagli e completarlo nel blog di Vito Biolchini a questo link: http://www.vitobiolchini.it/2015/12/22/il-pd-acclama-zedda-i-cagliaritani-faranno-altrettanto/

Riuscendo a farsi ricandidare per acclamazione a sindaco di Cagliari, Massimo Zedda ha messo a segno un vero e proprio colpo da maestro della politica, ben superiore a quello che gli consentì quattro anni fa di battere il centrodestra e vincere le elezioni. Allora, checché abbiano blaterato i vari blogghini amici di Sel poi silenziati dalla magistratura, si trattò di un trionfo atteso e a cui molti (anche in maniera disinteressata) diedero il loro contributo.

Stavolta no, stavolta Massi ha fatto tutto da solo: questo capolavoro è solo merito suo.

Come definire altrimenti una candidatura che premia l’esponente di un partito che di fatto non c’è più, frutto di una alleanza sconfessata dallo stesso segretario Vendola, e che arriva nel bel mezzo di un processo penale per una vicenda incredibile come quella del Teatro Lirico di Cagliari? Per un misero avviso di garanzia giusto due anni fa il Pd fece fuori Francesca Barracciu, che pure le primarie per la presidenza della Regione le aveva vinte, e oggi quel Pd si inchina davanti al sindaco alla sbarra per una vicenda che, a prescindere da ciò che dirà la sentenza, resta politicamente sconcertante di suo (e salutatemi GianniLetta).

Delle due l’una: o il partito di Renzi è assolutamente convinto nell’assoluzione di Zedda oppure ricandidando il sindaco sotto processo vuole mettere sotto pressione la magistratura. In entrambi i casi si tratta di ignobili tecniche berlusconiane che la sinistra aveva duramente contestato quando governava il Cavaliere: i tempi sono evidentemente cambiati, la mutazione definitamente compiuta. Noi eravamo per la legalità, loro evidentemente no: erano (e sono) semplicemente per il potere.

Zedda è stato ricandidato per acclamazione e non poteva essere altrimenti, giacché ogni dibattito avrebbe aperto delle voragini spaventose e mostrato sia i risultati tutto sommato modesti raggiunti da questa amministrazione sia la pochezza del Pd cittadino, incapace di controbilanciare il potere del sindaco. L’analisi perfetta l’ha fatta Andrea Pubusa nel post “Cagliari, toto-elezioni: sicuri due no, un sì… forse”:

La sindacatura di Zedda è quanto di più criticabile esista. È stato eletto grazie a un moto generoso dell’area democratica cagliaritana, associazionismo sociale e culturale innanzitutto, e si è ben guardato dal rapportarsi a questa rete progressista di intelligenze e di azione; anzi l’ha mortificata. Anche il semplice contatto o l’interlocuzione sono stati impossibili. Porte in faccia fin da subito. Chiusura e nessuna innovazione nel campo della partecipazione.
Esperienze praticate in tutto il mondo, a partire dal bilancio partecipato o il dibattito pubblico alla francese, sono rimaste fuori persino dall’orizzonte politico-amministrativo. La gestione d’importanti istituzioni culturali come il Teatro lirico hanno mostrato un’incapacità al limite della insensatezza, con risvolti persino penali.
A ben vedere non c’è un settore o una questione importante della vita cittadina su cui Zedda abbia dato un segnale positivo. (…)

Dice Uras e con lui qualche estimatore di Sel (guardacaso esistente ormai solo in Sardegna): “ma Massimo sta realizzando opere pubbliche, a partire dal Poetto“. Certo qualche opera stradale o giardinetto è in corso di realizzazione. Ma se questo è il metro di giudizio, allora dirò che Delogu ha fatto altrettanto, se non di più. Quanti giardinetti e aiuole ha realizzato il sindaco Delogu? Tanti. (…) Embé, per questo abbiamo osannato Delogu? (…)
Massimo non solo non ha aperto al sociale, ma si è arrotolato nei giochini di gruppo, nel tatticismo deteriore, in cui si è allevato. Il paradosso è che è passato per un’espressione del società civile e come un innovatore, mentre chi lo conosce sa che è immerso nelle manovre di fazione fin da quando era in fasce! Il risultato, con Zedda, abbiamo una sindacatura e una città senza anima.

A benedire la riunione della segreteria cittadina del Pd che ieri ha dato il via libera a Zedda è stato il segretario regionale Renato Soru (anche lui sotto processo, ma per altri reati: evasione fiscale), incapace qualche giorno prima di riunire la direzione regionale del partito e politicamente responsabile del disastro di Quartu e del tracollo del centrosinistra alle ultime amministrative negli altri centri dell’isola.

Ma perché ricordare queste cose? Il Pd ha acclamato Zedda e questo basta. È  chiaro che, a fronte di tanto convinto entusiasmo, non potrà che seguire una vittoria al primo turno del sindaco di Cagliari, destinato a sbaragliare tutto e tutti alle elezioni di giugno: così vorrebbe la logica. Ma ritengo che non andrà così.

Zedda e il Pd mi ricordano i protagonisti del dramma di Harold Pinter “Il Calapranzi”, in cui due killer professionisti attendono un segnale prima di andare a compiere il loro omicidio. Solo che stavolta a morire sarà uno dei due, ucciso dal collega.

Stavolta chi farà fuori chi? Zedda userà la sua posizione di forza per continuare ad umiliare il partito che lo ha scelto per poi magari tentare la via che porta alla presidenza della Regione o il Pd replicherà in altre sedi (Camera di Commercio, aeroporto, Autorità Portuale, parco di Molentargius) il recente sgarro compiuto al Teatro Lirico, pensando di poter accerchiare il sindaco e di condizionarlo a suo piacimento?

Ho scritto tanti spettacoli teatrali ma non sono Harold Pinter quindi non so come andrà a finire.

Di sicuro so che a Cagliari settori precisi del centrosinistra che avevano sostenuto e votato Zedda quattro anni fa ora preferiscono correre da soli e contrapporsi all’alleanza Pd-Sel. Un po’ di voti Zedda dovrà dunque andare a cercarseli altrove.

Ma un sindaco che è riuscito, da imputato e contro il volere del segretario del partito di cui ancora è iscritto, a farsi candidare per acclamazione del Pd, può fare anche questo miracolo. Forse non avrà brillato come amministratore, ma quando si tratta di fare politica alla vecchia maniera e di lottare per la sopravvivenza al giovane Massimo Zedda non lo batte nessuno, figuriamoci questo Pd cagliaritano e sardo, ormai allo sbando.

Tags: CagliariMassimo Zeddavito biolchini
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