Si chiama Alessio Rosa, tra il 2023 e inizio 2024 ha perso entrambi i genitori. È dovuto scendere dalla Germania per stargli vicino, è unico figlio. Ha sempre vissuto nella semplicità di un umile lavoratore come cameriere per poi lavorare come OSS in Thailandia. È lì che ha scoperto la sua malattia e oggi Alessio Rosa chiede aiuto da un letto di ospedale. Aiuto al sindaco del suo paese, Assemini, chiede aiuto per poter rientrare in Sardegna “per finire gli ultimi giorni dignitosamente”. Non ha più parenti, non ha più una casa. Non ha più nulla, chiede solo aiuto “per morire qui in Sardegna”.
Ecco la sua lettera: “Ciao a tutti, mi chiamo Alessio Rosa. Sono cittadino italiano, originario della Sardegna. Tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 ho vissuto uno dei periodi più difficili della mia vita: ho perso i pilastri più importanti che mi sostenevano, a causa di gravi negligenze sanitarie. Questo dolore mi ha portato a cadere in una profonda depressione.
Nel tentativo di ricominciare, ho lasciato la Sardegna per trasferirmi in un’altra città italiana. All’inizio sembrava andare tutto bene: avevo trovato un buon lavoro e pensavo che la mia vita potesse riprendere. Ma purtroppo, la vicinanza con alcune persone mi ha fatto temere per la mia incolumità, e in uno stato mentale già molto fragile, ho deciso di vendere casa e partire per la Thailandia nel maggio 2024. Da lì, purtroppo, è iniziato un vero e proprio calvario. Ho subito un intervento per un’ernia cervicale, che nel giro di pochi mesi ha compromesso seriamente l’uso degli arti superiori. Ad oggi, non riesco più a compiere gesti semplici come mangiare, bere, lavarmi o pulirmi da solo. Non sono un malato terminale, né in stato vegetativo, ma ho bisogno di un’assistenza quotidiana per affrontare le attività basilari della giornata. Posso ancora camminare e fare un po’ di esercizio fisico, finché il mio corpo me lo consente. Tuttavia, dopo tante visite mediche, l’ultima delle quali a febbraio, mi è stata diagnosticata la SLA. Potete solo immaginare cosa abbia significato ricevere una notizia del genere.
Ora mi trovo in condizioni di salute e economiche molto precarie. Vorrei solo tornare nella mia terra d’origine, la Sardegna, per trascorrere lì i miei ultimi giorni – se questo è il destino che mi è stato assegnato – oppure, se possibile, provare a rialzarmi e a lottare ancora. Purtroppo, però, sto incontrando tantissimi ostacoli nel mio tentativo di rientrare: dopo un anno di assenza tutto è cambiato, non ho più una casa né qualcuno che possa ospitarmi. Ammetto di aver commesso degli errori e sono il primo a riconoscerli. Penso che la consapevolezza e l’onestà nel farlo siano già un segno di dignità. Chi mi conosce sa che sono un ragazzo buono, onesto, sensibile, e forse troppo fiducioso verso gli altri. Ho provato a chiedere aiuto a varie istituzioni, eppure io sono un cittadino italiano. E tutto quello che chiedo è un piccolo aiuto per poter tornare a casa, senza pesare su nessuno, senza essere un peso o un fastidio per altri. Se non dovessi riuscirci, allora prenderò decisioni drastiche, perché sinceramente non voglio più soffrire così. Non credo di meritarmelo”.











