Sì, sarà anche vero che soprattutto a Cagliari “ci stiamo trasformando in un popolo di commessi e camerieri”, ma con la crisi nerissima che c’è, riuscire a mantenere anche questi posti di lavoro è difficilissimo. C’è chi li ha persi da tempo, tra pandemia e rincari. E i nuovi poveri, nel Cagliaritano, sono insospettabili pasticceri e commesse. Imprenditori in proprio e lavoratrici con contratto che, da mesi, vivono all’addiaccio o devono rivolgersi, settimanalmente, alle associazioni di volontariato. Eleonora Galia de Il sogno di Giulia Zedda, onlus aperta in memoria delle figlioletta morta prematuramente, dalla sua sede di via Baronia ha un osservatorio tanto privilegiato quanto triste: “Un dramma continuo, non mi sarei mai aspettata di ricevere richieste di aiuto da parte di ex titolari di bar e cameriere. Eppure, ormai ci sono anche loro. Giovani mamme disoccupate che non hanno nemmeno un baby doll, un vestitino per i loro neonati, o un giubbotto un po’ più pesante per l’inverno. Non possono permettersi nulla, anche un paio di penne e un quaderno diventano una necessità che possono soddisfare solo gratis, grazie a chi continua a supportarci”, racconta. “Cinque famiglie cagliaritane non avevano nemmeno un nebulizzatore per l’aerosol, un benefattore di Torino che ci aiuta da tempo si è fatto carico del problema, li ha acquistati e ce li ha spediti. I nuovi poveri? Insospettabili”, afferma la Galia, “almeno sino a poco tempo fa. Chi poteva mai immaginare che la crisi avrebbe strozzato e fatto fallire chi produceva dolciumi o lavorava nei negozi e nelle boutique?”.
Una testimonianza amarissima, che fa il paio con quella di Roberto Carrus degli Amici della strada Sardegna. Un’emergenza povertà soprattutto femminile: “Stanno aumentando le donne, giovani o meno giovani, costrette a vivere per strada, che coricano sulle panchine. Single, separate e, spesso, madri, che hanno perso tutto e che ogni notte attendono me e gli altri volontari per mangiare e avere una coperta”, racconta. “Ci sono emergenze continue. Tra Cagliari, Selargius, Monserrato, Quartucciu, Sinnai e Quartu aiutiamo quotidianamente cinquanta persone. Sono tante rispetto alla trentina di due anni fa, quando scoppiò la pandemia del Covid. E i bisognosi sono molto di più, non tutti però hanno la forza di farsi aiutare perché si vergognano. Ma sbagliano, se uno è caduto in disgrazia non è mica un delinquente. Uno degli ultimissimi sos che abbiamo ricevuto arriva da una donna, incinta, che vive con il marito in un campo, a Quartu. Hanno perso la casa, penso che non potessero più permettersi pagare l’affitto. Per loro, oltre ai pasti caldi, ci stiamo attivando per fargli riavere un tetto i tempi rapidi, sicuramente prima della fine della gravidanza”.









