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Francesca Ena, il no alla violenza sulle donne: “Io non ho paura”

di Redazione Cagliari Online
23 Giugno 2017
in cagliari, centro-storico

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“Io non ho paura”, l’associazione che presiede, dalla più tenera età combatte tutte le forme di discriminazione, violenza, sopraffazione ed ingiustizia. E’ una di quelle persone, definita in bene o in male, “cane sciolto”, non è mai entrata in politica perché non ha padroni e mai ne avrà: «Se ritengo una cosa sbagliata, scorretta, disonesta, non chiara – ammette – mi batto con tutta me stessa per farlo emergere, e questo comporta avere tanti nemici!! Ma la mattina, mi sveglio ed allo specchio mi riconosco». E’ l’identikit di Francesca Ena, 41 anni, una delle tante insegnanti di educazione fisica senza cattedra; da 22 anni insegna in palestra come istruttrice di discipline prettamente femminili, con tutto ciò che comporta esser imprenditrici di se stessi, niente malattia, niente maternità, solo tanto lavoro e pochi soldi. Servizio curato dal giornalista/fotografo, Alessandro Congia preprod.castedduonline.localmente.it

Francesca, buon pomeriggio….parlaci meglio di te.

Buon pomeriggio a Voi, ho tre figli che gestisco da sola sia nelle difficoltà economiche che del quotidiano, ma consapevole d’avere tutte le potenzialità ed energie per farlo in quanto donna, e persona! Da sei anni mi occupo attivamente di violenza sulle donne, prima con un gruppo di auto aiuto e da due anni come presidente di un centro “Io non ho paura” donne contro la violenza ONLUS. Proprio da questo arduo compito nasce in me l’esigenza di aderire agli Stati Generali delle Donne. Ho colto infatti che i femminicidi, che oggi devastano la nostra società, sono sempre più dettati da retaggi culturali arcaici, dove la donna è vista all’interno della famiglia come colei che non deve avere diritti ma solo doveri familiari e coniugali, donne possedute non amate, donne vessate nel quotidiano perché cercano d’emergere da una quotidianità casalinga e ripetitiva, donne sottoposte a violenze economiche perché non in grado di mantenersi autonomamente, ancora costrette a rapporti sessuali non desiderati in quanto mogli, spesso ricattate con i figli quando decidono di lasciare i propri compagni, ed infine uccise quando vogliono metter fine ad un rapporto fatto di violenze e maltrattamenti fisici. Questa è la donna del 2014? Questa è la donna che il nostro stato tutela? E’ vergognoso, stiamo parlando di donne che non possono lasciare queste situazioni devastanti perché non hanno un lavoro che permetta loro di farsi una nuova vita, un sostegno vero e concreto in una situazione di disagio.

Quanto siamo indietro rispetto agli altri Stati sull’argomento “Violenza alle Donne”?

In Inghilterra è stato adottato un metodo che fa si che le donne vittime di violenza siano seguite da un tutor che le assiste in tutto il percorso, ma specialmente vengono offerti notevoli sgravi fiscali alle imprese che decidono di assumerle, permettendo così alle stesse d’avere realmente una via d’uscita, di crearsi un’alternativa concreta. In Italia le donne percepiscono meno in busta paga rispetto agli uomini, per il 60% sono disoccupate, in questo caso picchiate, vessate e imprigionate senza via d’uscita.

Cosa poter fare concretamente?

Chiedo una tutela concreta per queste donne, chiedo una corsia preferenziale nel mondo del lavoro che permetta loro di uscire dal tunnel della violenza domestica, causata da una cultura ancora becera e sessista, interventi reali sui loro figli vittime inconsapevoli di violenza assistita, una corsia preferenziale giudiziale che dia priorità a casi di vita o di morte, favorendo la rapidità nell’emissione di misure cautelari nei confronti dei maltrattanti, evitando così assassinii annunciati!La cultura sessista nel nostro paese non sta facendo niente per cambiare questa situazione, a livello politico i numeri relativi alle nostre presenze nelle istituzioni che contano sono ancora ridicoli, per quanto concerne la tutela delle lavoratrici nel privato siamo a zero, quattro anni fà da dirigente d’albergo, non mi è stato confermato il contratto perché ero in attesa, questa è una realtà estremamente maschilista.

Il rapporto Insegnante – Donna…

Da insegnante ho sempre cercato di trasmettere ai miei allievi messaggi educativi forti, come il rispetto di genere, del diverso ecc. utilizzando lo sport come canale privilegiato, in quanto praticato da tutti, indistintamente per sesso, età, ceto sociale. Credo che a livello istituzionale non si sia data ancora la valenza giusta a questa disciplina, quanto può essere incisiva nello sviluppo di personalità equilibrate, sane, di principi e valori forti.Proprio per questa motivazione, ho ritenuto far collimare questi due mondi, quello sportivo e quello della cultura del rispetto della differenza di genere, dando vita alla settimana dello sport contro la violenza sulle donne.

La Donna… “Mai abbassare la guardia….

Esatto, UNICA sia nel territorio che a livello Nazionale, con una serie di eventi ad essa correlati di notevole spessore culturale e sociale, ritenendo il canale dello sport estremamente privilegiato per la diffusione di questa delicata tematica, in quanto spazio in cui i ragazzi passano gran parte del loro tempo ed instaurano relazioni significative e di fiducia anche con gli adulti. Ecco perché come associazione abbiamo ritenuto fondamentale utilizzarlo all’uopo, quest’anno in particolar modo abbiamo realizzato un corto sulla violenza assistita che ha come scopo fondamentale quello di divulgare questa grave piaga sociale nelle scuole e ove si ritenga opportuno.Nella violenza assistita infatti, il bambino assiste impotente alle violenze perpetrate nei confronti delle sue figure di attaccamento e questo produce enormi problemi nella vita dello stesso, minando le basi fondamentali per la sua crescita, determinando traumi che si ripercuoteranno nella vita adulta, e originando un imprinting che sarà modello di riferimento nelle future relazioni sentimentali.

Prevenzione, Sicurezza….

A livello Italiano la cultura è ancora troppo disattenta rispetto alla prevenzione e protezione dei bambini, non dimentichiamo che loro saranno gli adulti del futuro e forgiare anime disturbate significherà avere adulti disturbati. Ecco il perché di intervenire concretamente, con mezzi efficaci e politiche adatte, nella vita di queste donne, i bambini non devono subire violenze, vanno seguiti, accompagnati in un processo di guarigione da una vita violenta.

Cosa si può cambiare?

Ciò che chiedo fondamentalmente oggi, è di dare maggior valore allo sport a livello educativo, favorendo tutte quei sodalizi tra lo stesso e messaggi educativi importanti, in quanto, per fortuna, è ancora il contenitore più importante nella vita di giovani ed adolescenti, in un momento in cui la famiglia e la scuola si trovano in estrema difficoltà.E’ altresì fondamentale studiare delle politiche di sostegno per le donne che versano in gravi difficoltà economiche a causa dei maltrattamenti in famiglia, dove le percentuali sono disarmanti, si sta parlando di un emergenza sociale, 134 donne sono state assassinate ad oggi, ed il 70% delle violenze avviene tra le mura domestiche, ciò significa che con dei piani studiati per ricollocare queste donne, o semplicemente mettendo in pratica la convenzione di Istambul, una parte delle stesse “forse” potrebbe salvarsi.

Tags: Cagliaridonneviolenza
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