La mascherina gli copre naso e bocca durante la video intervista, e la stessa situazione l’ha vissuta ogni qual volta, durante le prime ore di lezione nel nuovo anno scolastico segnato dall’emergenza Coronavirus, Fernando Zara. Sessantuno anni, insegna matematica al liceo scientifico Michelangelo, a Cagliari: “Sto verificando l’apprendimento degli alunni nell’ultimo periodo dello scorso anno, per prevedere un piano di recupero. Ho abbassato la mascherina solo quando ero ad almeno quattro metri di distanza e per farmi vedere dai ragazzi collegati online”, spiega. Infatti, sino a quando non arriveranno i banchi monoposto promessi dal Governo, al Michelangelo le classi saranno suddivise tra alunni realmente presenti e, altri, dietro lo schermo del pc di casa. Zara è tra i prof pronti a chiedere una visiera in plexiglass. Il motivo? “È una protezione in più, per sentirmi tranquillo. Il rischio c’è per tutti, serve prudenza e dipende anche dallo stato di salute” di ogni persona.
“In classe stiamo riuscendo a mantenere le distanze, non ho sentito lamentele da parte dei ragazzi sulle mascherine, ma non vuol dire che non ce ne siano”, osserva Zara. “Per fortuna possiamo rivedere i ragazzi, da vicino è tutto un altro modo di lavorare”. E, da insegnante esperto, Fernando Zara dà un consiglio a alunni e genitori: “Solo rispettando tutte le regole possiamo uscirne più velocemente”. La direzione scolastica del Michelangelo, nei prossimi giorni, conterà le richieste di visiere in plexiglass fatte dai docenti. E, se non dovessero arrivare, Zara è pronto ad aprire il portafoglio per comprarsene una: “Ovvio”.










