Un matrimonio finito da tempo, stando ai riscontri delle forze dell’ordine almeno da due anni, quello tra Luciano Hellies, 77 anni, e Ignazia Tumatis, di cinquantanove. Il tetto in via Podgora, nel rione popolare cagliaritano di San Michele, però, continuavano a dividerlo ogni giorno. Lei si era “emancipata”, faceva sport, andava in palestra, aveva nuove frequentazioni. Vivevano, insomma, da separati in casa. Lei più giovane di 18 anni, non pochi per avere interessi e passioni diversi dai suoi: “E io non ce la facevo più”, ha confessato l’uomo ai poliziotti, una volta arrivati in questura dopo il delitto. Ieri sera la tragedia: Hellies afferra un coltello da cucina al termine di una lite legata all’orario in cui l’ex moglie era rientrata e le ha sferrato una decina di coltellate, uccidendola: “Sì, penso che sia stato un raptus. Papà ci ha detto esattamente questo, è stato un momento di rabbia perchè era tornata tardi”. A parlare, distrutta dal dolore, è Paola Hellies. Trentanove anni, è la più grande delle quattro figlie avute dalla coppia. Ignazia Tumatis ha sempre lavorato, chi la conosce bene parla di impieghi nel settore delle pulizie. Il 77enne, prima della pensione, ha timbrato il cartellino al mangificio Petrini, nella zona industriale di Elmas, realtà che oggi non esiste più. “Siamo una famiglia conosciuta nel mondo del volontariato”, premette Paola. Che ci tiene a sgombrare il campo da alcune “malelingue” che hanno girato, nelle ore successive al dramma, nel rione: “Da mamma, da figlia e sorella, dico che la mia famiglia non ha mai fatto nulla di cattivo”. È stata la prima a varcare la soglia dell’appartamento di via Podgora, vedendo la madre in una pozza di sangue: “Una situazione che non dimenticherò mai, così come mio padre lì. Lui è la persona più eccezionale e onesta che conosca al mondo, lo ringrazio per i valori che ci ha trasmesso. Siamo tutte choccate dal suo gesto estremo, non ce lo saremmo mai aspettate. Pensavo che sarei morta prima di arrivare poter vedere e vivere tutto ciò. Abbiamo avuto sempre un attaccamento forte a loro, è il motivo per il quale io e una delle mie sorelle siamo tornate in Sardegna rispettivamente dal Piemonte e da Treviso”.
La definisce “una famiglia normale”, Paola Hellies, la sua. “Ogni giorno arrivavamo da Sestu con mia figlia e facevamo colazione insieme, poi mamma accompagnava la bambina all’asilo. Papà non ha premeditato nulla, è stato un momento di rabbia incontrollabile”, ripete la trentanovenne. “Ha portato tre di noi all’altare”. Insomma, un fulmine a ciel sereno, la raffica di coltellate inferte dal padre alla madre. Ora, però, il 77enene dovrà rispondere di omicidio volontario: già rinchiuso nel carcere di Uta, nei prossimi giorni si troverà davanti il gip e dovrà decidere se rimarcare quel “mi ha deriso e riso in faccia, non ci ho visto più”, aggiungere altro o scegliere di fare scena muta. Intanto, ciò che è certo è che c’è una famiglia distrutta dal dolore.










