Era pronto per partire da Elmas a Budapest insieme alla figlia, ma alla fine son rimasti entrambi a terra. Nel primo giorno dei controlli del green pass per tutti i passeggeri che prendono aerei, Alessio Grazietti, ex direttore generale dell’aeroporto di Elmas, ha dovuto rivedere tutti i suoi piani. Il volo partiva alle 9, ma al momento di verificare le certificazioni verdi la sua è risultata valida. Quella della figlia, invece, no: “Il pass Covid non risultava valido per l’Ungheria, avevo visitato il sito di Ryanair ma ti riportava a dei siti in inglese o ungherese, avevo pure guardato quello dell’ambasciata. Il test faringeo non risulta valido, ecco perchè siamo rimasti a terra. A Budapest, dove dovevamo andare per trascorrere due giorni, non è valido, a Vienna invece sì”, spiega Grazietti. Una beffa, insomma.
“Il problema è legato al fatto che ogni paese europeo ha le sue regole. L’Ungheria era chiusa agli arrivi sino al trenta giugno, poi li ha riaperti dal primo luglio. Le norme cambiano da stato a stato, serve più chiarezza. Perchè”, chiede polemico Grazietti, “il green pass si può ottenere solo col test sierologico? La soluzione dell’Ungheria è sbagliata, i meccanismi vanno rivisti perchè, attualmente, c’è una situazione di confusione”.












