Le telefonate e i messaggi di solidarietà? Sono arrivati, “tanti”, ma non è mai giunta la chiamata “decisiva”, ovvero quella della comunicazione di un posto libero per poter effettuare una “esofagogastroduodenoscopia (cioè una visita medica all’esofago, allo stomaco e al duodeno)”. Fausta Mulas ha lanciato l’appello venerdì scorso su Casteddu Online, “Dolori atroci, devo fare la gastroscopia ma non c’è posto”. Impegnativa del medico tra le mani, “priorità breve”, chiamate al Cup dell’Ats e alla Diabetologia del San Giovanni di Dio fatte, ma inutilmente: “Abbiamo una Costituzione che prevede anche il rispetto del diritto alla salute. Senza una disponibilità negli ospedali, purtroppo, c’è poco da fare, i primi posti liberi saranno solo tra fine febbraio e inizio marzo. Ho molto bruciore allo stomaco e dolori lancinanti, sto cercando di evitarli mangiando solo cibi liquidi come latte e minestrine, evitando quindi ogni cibo solido”, racconta la donna.
“A distanza di cinque giorni non si è risolto nulla, sono in attesa anche di una risposta dal servizio di Diabetologia del San Giovanni di Dio. Non posso fare una vita così, ho diritto di scoprire che cosa ho. Sono diabetica, questa situazione mi porta ad avere anche problemi legati alla glicemia”, prosegue la Mulas, ex presidentessa dell’associazione Diabete Cagliari. Che lancia anche un messaggio, chiaro, a quanti l’hanno invitata a prenotare la visita a pagamento: “Ognuno si faccia i propri conti in tasca, per questo esame dovrei spendere non meno di duecento euro e sono casalinga. Tutti hanno diritto a essere curati, ricchi e poveri. Non do colpe all’attuale assessore regionale della Sanità, il sistema va così da almeno quindici anni”.










