La voce è affaticata, la parlantina veloce e chiara. Michele Pilleri, 23enne di Settimo San Pietro, è il portapizze che, ieri sera, ha avuto un brutto incidente in via Vesalio a Cagliari. A bordo del Sy, 125 della pizzeria nella quale lavora (meglio, stando a quanto ha già deciso, “lavorava”) si è scontrato con una Mitsubishi guidata da una 32enne cagliaritana. A causa dell’impatto è finito contro la base di un palo della luce nello spartitraffico. Ferito, fortunatamente non in maniera grave. Pilleri si trova in un letto del reparto di Ortopedia dell’ospedale Marino: “Bacino fratturato, qualche escoriazione a ginocchia e braccia. Prognosi di un mese”, racconta. Di quei lunghi e pericolosi istanti il giovane ricorda quasi tutto. Quasi: “Non stavo superando i sessanta chilometri orari, ero nella corsia di sinistra di via Vesalio. Ricordo solo l’impatto con l’auto, che forse stava cercando di cambiare direzione. Mi sono svegliato, per terra, dolorante. La guidatrice ha detto di non avermi visto”, dichiara il ventitreenne. Che, purtroppo, non è nuovo ad incidenti stradali. “Ho iniziato a fare il portapizze te anni fa, nell’ultimo anno ho avuto dieci incidenti e, a parte due volte, dove sono caduto per colpa del terreno bagnato, non è mai stata colpa mia. In via Is Mirrionis, per esempio, un signore mi aveva tagliato la strada a novembre. E in viale Marconi, a febbraio, sono finito nuovamente per terra per colpa di un automobilista che stava facendo inversione di marcia”.
“Troppi rischi sulle strade di Cagliari, ho deciso di non fare più il portapizze. Ho già avvisato il mio attuale titolare, mi ha detto che mi capisce, non sono il primo ragazzo che fa questa scelta dopo essere rimasto coinvolto in vari incidenti. La mia vita vale più di una pizza e”, punge il giovane, “ci sono anche persone, clienti, che pretendono la pizza in tempi rapidi e ancora molto calda. Ma io non mi metto certo a correre col motorino. Ieri ho fatto la mia ultima consegna”, conclude, sicuro, Michele Pilleri. “Al titolare della pizzeria chiederò, una volta guarito, se potrà inserirmi nuovamente nell’organico, ma con un altro ruolo, magari dentro la cucina”.








