Decine di ricorsi incrociati nelle diverse sedi competenti per allungare il brodo e scongiurare le elezioni anticipate: tribunale civile, cassazione, tar, corte costituzionale. La strategia dei 5 stelle capitanati dalla presidente nuorese Alessandra Todde è chiara: affidarsi ai tempi biblici della giustizia italiana per portarsi a casa l’intera legislatura, o quasi. Ma il consiglio non è da meno: consiglieri regionali eletti per puro miracolo o per irripetibili congiunzioni astrali, anche di minoranza e dunque di centrodestra, di lasciare la poltrona del consiglio regionale non ne vogliono proprio sapere: stipendi stellari per 15 ore al mese, si avete letto bene, 15 ore al mese (è la media che si ricava dalle presenze in commissione e aula dal sito del consiglio) non capitano certo tutti i giorni. Dunque, al di là delle dichiarazioni ufficiali, ogni volta che Todde e i suoi presentano un ricorso, pure il centrodestra tira un sospiro di sollievo. Del resto, la questione decadenza è l’unico collante che resta fra 5 stelle e pd, ormai in totale conflitto e a rapporti zero, nella replica infinita dello schema nazionale gestito da Conte con gli alleati.
La sentenza più vicina è quella della corte costituzionale che, esattamente fra un mese, il 9 luglio, deciderà se la legge nazionale applicata dai giudici del collegio elettorale della corte d’appello di Cagliari fosse utilizzabile anche per una regione a Statuto speciale. Poi c’è il ricorso contro la sentenza di primo grado del tribunale civile, che ha respinto il ricorso della Todde contro la decadenza. Inevitabile, qualunque sia la decisione, il ricorso all’ultimo grado di giudizio, previsto prima della fine dell’anno e di cui il consiglio regionale dovrà prendere atto.
Gli uffici legali stanno poi valutando un secondo ricorso in corte costituzionale proprio sul tribunale civile e sempre sullo stesso principio, ovvero l’applicabilità delle leggi nazionali anche in Sardegna.
Infine, è l’ultima ipotesi confermata dal palazzo, si valuta il ricorso al Tar contro la ratifica del consiglio regionale, se dovesse essere quella di presa d’atto della decadenza.
Insomma, giunta e consiglio, dopo aver perso un anno con le leggi sulle rinnovabili, tutte impugnate dal governo e quasi tutte pure dalla consulta, ora si occupa a tempo pieno quasi esclusivamente del ricorso salva poltrone. Con buona pace di sanità, trasporti, strade e vita vera dei sardi.











