La prospettiva è chiara, vista anche la retrospettiva: si aprono mesi, alla fine sarà un anno o poco meno, in cui i sardi saranno ostaggio del caso decadenza e la Sardegna sprofonderà sempre più in agonia, dopo un anno passato a parlare solo di rinnovabili e con le leggi in materia tutte impugnate. La situazione è drammatica: la sanità che nonostante Conte abbia citato Bartolazzi come esempio di buon governo precipita sempre più in un insopportabile disastro, altro che Sudan, i trasporti interni ed esterni che definire da terzo mondo è un eufemismo, il plotone di consulenti a centinaia di migliaia di euro che chissà quali strategie governative stanno disegnando a centotrentamila euro all’anno, a cominciare da quelle utilissime anzi indispensabili sulla lingua sarda, perché, si sa, una consulenza non si nega a nessuno, soprattutto se si presta il simbolo in campagna elettorale per un restyling sardista dell’ultim’ora del movimento nazionale.
E’ chiaro che, nonostante l’ottimismo sbandierato a suon di slogan casalineschi, la testa della Todde nei prossimi mesi sarà solo ed esclusivamente, e persino giustamente, concentrata su questa storia della decadenza. Che è davvero un macigno, come emerge dalla sentenza pesantissima dei giudici del tribunale civile: “La dott.ssa Todde era pienamente consapevole dell’obbligo che le incombeva. Il Tribunale ritiene che la ricorrente fosse tenuta a presentare dichiarazione ex art. 7, comma VI, legge 515 del 1993, e il proprio rendiconto delle spese elettorali, ma che non vi abbia provveduto”, scrivono i giudici.
E aggiungono: “Raffrontando la lista dei sedici versamenti paypal in questione con la lista movimenti del conto corrente acceso presso Intesa Sanpaolo n. 1000/00061648, non si trova corrispondenza, nel senso che non risulta che le somme de quibus siano confluite nel conto corrente del Comitato.
Emerge quindi che sono stati effettuati finanziamenti non veicolati nel suddetto conto corrente e non è possibile sapere ove essi siano confluiti e come siano stati utilizzati”.
Insomma, una situazione complicata che richiederà ancora mesi fra appello e cassazione e con la sentenza della consulta prevista per il 9 luglio. Un pasticcio a 5 stelle di fronte a cui gli alleati minori hanno giurato resistenza e l’alleato principale, il Pd, laconicamente, e gelidamente, attende.











