Sui quei monti, a Capoterra infatti, a più di seicento metri d’altezza tra le rocce di Conch’é Oru, esiste un luogo nel quale l’aria si fa spessa, a tratti diventa elettrica e crea sgomento. Tutto ciò avviene a distanza di decenni da una tremenda sciagura aerea ricordata, per la presenza di alcune croci su quella terrazza naturale, ancora dai parenti delle vittime che risalgono la montagna per render loro omaggio.
Un incidente aereo che risale al 1979 e che oggi torna d’attualità, dopo il recentissimo disastro del volo Germanwings 9525nel quale l’aereo si è schiantato nelle Alpi francesi. Anche in questi momenti sono in corso indagini ed accertamenti sui rottami del velivolo, sulla scatola nera.
Mentre in Sardegna è stato reso noto che sarà la compagnia aerea a occuparsi di smaltire, a decenni di distanza dal disastro aereo del 1979, i rottami del Dc9 Ati precipitato sulle montagne di Capoterra. Secondo l’associazione Sardegna sotterranea e CSEN , centro sportivo nazionale europeo “quei testi sono preziosi e andrebbero lasciati la, meglio ancora protetti come reperti storici ” afferma Marcello Polastri alla guida di Sardegna sotterranea.
Il Giornalista presidente dell’associazione esplorativa che da poco ha effettuato un sopralluogo nel libro dell’impatto afferma che “i resti dell’aereo non possono arrugginirsi poiché in metallo duraturo, leghe perlopiù speciali, e come tali andrebbero uniti ad una sorta di sentiero del ricordo, un santuario della memoria, emblema dei disastri aerei che lasciano profonde cicatrici nella memoria temporale, e psico-fisica”.
Da qui un appello alle istituzioni: “Per fare di questo sito nostrano un emblema qual è, ma valorizzato a dovere con in concorso di idee”, conclude Polastri.












