Spaventata per la febbre del figlio, “a 40,3”, che non accenna a scendere, una giovane mamma di Dolianova, Martina Oggiano, 38 anni, ha deciso di caricare il suo piccolo in auto, ieri, e arrivare alle 4 del mattino al Brotzu. Lì, dopo battibecchi e litigi, il bimbo, di due anni e mezzo, sarebbe stato visitato e rimandato a casa. Dov’è il problema, in tutta questa vicenda? “I modi con i quali il personale medico mi ha trattata”, dice la donna, che ha scritto varie email Pec al protocollo generale, all’urp e anche al direttore sanitario del pronto soccorso pediatrico dell’Aob: “Purtroppo devo denunciare un accaduto molto spiacevole , sono stata accolta all’ingresso da una dottoressa senza nessun cartellino identificativo o camice, aveva solo una felpa blu e un pantalone rosa/lilla, che senza mezzi termini mi ha detto cosa ci facevo lí, come se portare un bimbo che all’arrivo ancora sfiorava i 40 gradi fosse una cosa sbagliata . Ho cercato di spiegare le mie motivazioni ma con arroganza e sufficienza mi ha detto di seguirla, facendomi durante il tragitto delle domande, alle quali ho risposto, venendo rimproverata in malo modo per il mio operato da mamma sbagliata. Presa un po’ dal panico, un po’ dalla stanchezza per aver tenuto tanto tempo un bimbo di 13 chili in braccio (all’accettazione tra le porta scorrevoli non avevo neppure a disposizione una sedia), ho peccato dandogli del tu in una sola occasione, e lei con modo sgarbato mi ha risposto, dicendo di darle ‘del lei, non sono una sua amica’”. Poi, ancora tensione: “Ho provveduto subito a scusarmi con un ‘mi scusi, signora’, perché non avendo nessun cartellino identificativo ho pensato fosse una collaboratrice che ci stava accompagnando in reparto in attesa di essere visitati. Credo mi abbia colto in fallo la giovane età della descritta, che mi ha detto ‘sono dottoressa, non signora, non si permetta’. Non ci ho visto più e ho invitato la dottoressa a calmarsi, perché se ero lì alle 4 del mattino anziché a casa nel nostro letto non era di certo per una gita di piacere”.
“Si è rifiutata di visitarlo sbattendo e sbraitando, sotto gli occhi di un’infermiera e di un altro collaboratore che misurava i paramenti a mio figlio. L’infermiera ha chiamato la dottoressa, che ha vistato in maniera veloce il bimbo con, poi, la presenza della ‘dottoressa senza nome’ che si è limitata ad assistere nella stanza. Mio figlio è stato dimesso dopo solo 10 minuti di visita e con la febbre a 39 al momento della dimissione, con una diagnosi di gola rossa e altre voci. Spero che questo non succeda più a nessun altro mamma, perché è successo a me che sono una persona stabile che affronta con serenità mentale l’accaduto , ma da voi potrebbe arrivare una mamma preoccupata, instabile che con un trattamento del genere potrebbe anche poi avere comportamenti non sani”.
Questa la lunga email spedita dalla Oggiano all’ospedale: “Sono una mamma che chiede solo di essere ascoltata”. E la donna, ora, resta in attesa di un riscontro da parte dell’Ufficio per le relazioni con il pubblico del Brotzu.










