La Sardegna, per la sua posizione strategica al centro del Mar Mediterraneo, è un luogo in cui il passato risplende attraverso le tracce lasciate da antiche civiltà. Quella, prima fenicia e poi punica, occupa un posto di rilievo perché rivela la ricca storia di un popolo che ha influenzato profondamente l’Isola e il suo tessuto culturale. La presenza fenicia in Sardegna risale a circa 3.000 anni fa, quando i mercanti provenienti dalla regione del Medio Oriente corrispondente all’attuale Libano, iniziarono a esplorare le coste verso occidente in cerca di nuove rotte per commerciare, in particolare metalli, ceramica, vino e tessuti. La Sardegna, con i suoi numerosi porti naturali, diventò un punto di sosta e di approvvigionamento fondamentale dove, gradualmente, furono costruiti i primi insediamenti. Ciò favorì l’intreccio culturale e una progressiva integrazione con le popolazioni locali, in un rapporto pacifico di reciproco rispetto, e, di conseguenza, soprattutto attraverso la diffusione delle conoscenze dei nuovi arrivati, lo sviluppo economico dell’intera Isola. E sono diversi i siti archeologici e i reperti ritrovati, ad esempio in ceramica e vetro, che testimoniano l’influenza fenicia. Una presenza che si può scoprire nei luoghi tutelati e nei musei aperti al pubblico per far scoprire ai visitatori aspetti particolare e meno conosciuti della storia antica della Sardegna. Sulky, Nora, Bithia, Karaly, Tharros, Monte Sirai. Sono solo alcuni dei presìdi commerciali fenici che poi passarono sotto il controllo dei cartaginesi intorno alla meta del VI secolo avanti Cristo.

Sulky, nell’isola sud occidentale di Sant’Antioco, era un approdo strategico tale da diventare nel tempo uno dei più grandi centri di commercio di quel periodo storico. Si ipotizza che potesse raggiungere i diecimila abitanti e ciò si desume dalla grandezza della necropoli estesa circa sei ettari. Dalle tombe a una o due camere sepolcrali scavate nel tufo si è potuto scoprire tanto del rapporto tra i fenici e la spiritualità. Particolare è il tofet, un tipico santuario, un’area sacra a cielo aperto con affratti rocciosi nei quali venivano deposte le urne cinerarie di bambini morti prematuramente accompagnate da offerte votive animali destinate alle divinità e, talvolta, da steli commemorative di pietra. Buona parte dei reperti rinvenuti, per garantirne la massima protezione, può essere ammirata nel locale Museo archeologico intitolato a Ferruccio Barreca, brillante archeologo che dedicò parte della sua vita proprio allo studio della presenza fenicio-punica in Sardegna.

Un altro punto di riferimento espositivo è sicuramente il Museo archeologico nazionale di Cagliari, al tempo Karaly, altra colonia mercantile. Nel periodo punico, su uno dei sette colli che caratterizzano l’area urbana del capoluogo della Sardegna, fu costruita la necropoli di Tuvixeddu, caratterizzata da un migliaio di tombe a pozzetto che venivano chiuse dall’alto con lastre di pietra e terra. Dai sepolcri sono stati recuperati gioielli e statuette, armi, monete e altri utensili oggi ammirabili nello spazio museale cittadino.

Tra tutti i rinvenimenti, particolare importanza storica la assume la stele di Nora, ritenuta il più antico documento scritto dell’occidente e dove appare per la prima volta il nome Shrdn, da cui sarebbe derivato il nome della Sardegna attraverso una correlazione con il suo popolo, quello degli Shardana. E’ tuttora oggetto di interpretazioni differenti sul significato da dare ai caratteri dell’alfabeto fenicio, il che rende il messaggio potenzialmente ricco di differenti letture.

Anche Nora fu un centro commerciale di grande rilevanza per i fenicio-punici grazie alla posizione geografica a sud-ovest di Cagliari e, soprattutto, per la conformazione geografica dell’area di approdo delle navi, possibile con qualunque tipo di vento. Il che la rese una città ricca economicamente e così rimase nei secoli successivi sotto la dominazione romana.

A pochi chilometri di distanza sorgeva Bithia, agglomerato per buona parte andato perduto ma del quale è stata individuata l’area sacra nella quale erano stati costruiti templi in onore delle divinità protettrici fenicie, e più in generale, collegate alle tradizioni religiose orientali.

Lungo la costa centro occidentale sarda, Tharros è un altro sito dove più civiltà si sono manifestate e sovrapposte nel corso dei secoli. Del primo emporio fenicio restano il tofet e due necropoli. Con l’avvento dei cartaginesi e con l’ingrandimento della cinta urbana furono costruiti edifici di culto come il tempio caratterizzato da semicolonne colonne con capitelli in stile dorico. Le rovine e le strade lastricate fanno immaginare al visitatore il senso di quella che era la vita in un fiorente centro animato dal commercio.

Infine, la fortezza di Monte Sirai, nel sud-ovest della Sardegna, è uno dei pochi insediamenti non costieri, ma dalla forte valenza strategica, che ha evidenziato la presenza di una comunità integrata composta da fenici e nuragici, con annessi ritrovamenti di elementi architettonici provenienti da entrambe le tradizioni costruttive del tempo. Anche in questo caso l’economia, in particolare quella legata allo sfruttamento dei giacimenti metalliferi della zona, ha contribuito a rendere il luogo vitale e dinamico per diversi secoli.













