Ok, nessuno pensava che sarebbe stato il matrimonio della vita. Ma che si arrivasse almeno al primo anniversario qualcuno lo sperava. Invece, la storia d’amore politico fra Renzi e Calenda è già arrivata al capolinea da un po’, con stracci che volano, accuse, rivendicazioni e sgambetti social. Un finale sopra le righe in perfetta sintonia con l’ego gigante e ipertrofico dei due protagonisti, non disposti a fare un passo avanti, figuriamoci indietro.
Il Terzo polo resta dunque una chimera, al momento irraggiungibile, il sogno proibito di un grande centro da parte di chi spinge per occupare uno spazio ma non trova il modo di farlo. Che i due non si siano mai particolarmente piaciuti è cosa nota, come era già più volte emerso quando Renzi era nel Pd. Ma si sa, i matrimoni non vivono mica soltanto di amore e passione. E così, l’interesse ha avuto la meglio: un’alleanza di mero scopo strategico, senza coinvolgimenti sentimentali ed emotivi, dritti all’obiettivo fino al partito unico, il che naturalmente significa sciogliere sia Italia Viva che Azione nel nuovo Terzo Polo. A dirla tutta, con risultati deludenti già da subito, quando Renzi aspettandosi di volare alle urne aveva commentato deluso che si aspettava molto di più di quello scarno 7,8% alle politiche.
Niente, non ci sono riusciti: questioni di soldi, avrebbero dovuto versare 200mila euro ciascuno, di interesse, di ingombro politico e di irrinunciabili Leopolde. Alla fine, dopo liti e accuse via social, Calenda ha rotto gli indugi e l’ha detto chiaro e tondo: il partito unico è morto, restano i due e si alleeranno laddove possibile e utile. Fine della storia.
E così, mentre Italia viva e Azione continuano a scaricarsi addosso le responsabilità della morte del partito unico, salta la nuova riunione programmata questa sera. Inarrivabile la chiosa di Calenda: “Tanto Renzi non viene alle riunioni. Non ci ho parlato, perché lui parla solo con Obama e Clinton”.
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