Centrodestra travolto, 5 stelle asfaltati e centrosinistra che approfittando della crisi nera di entrambi riesce a rosicchiare consensi e piazzare clamorosamente al primo turno tre sindaci in altrettante grandi città: Milano, con l’uscente Beppe Sala, Napoli con Gaetano Manfredi e Bologna con Matteo Lepore.
Partita ancora aperta a Roma, dove per qualche minuto l’uscente Virginia Raggi si era persino illusa di poter arrivare al ballottaggio, dopo che un sondaggio la stimava appaiata a fil di voto con il candidato del centrodestra Enrico Michetti, che invece ora dovrà vedersela con l’avversario di coalizione Roberto Gualtieri. E tanti saluti a Virginia, l’intoccabile creatura grillina, che esce di scena con un dignitoso 20%, considerando monnezza e cinghiali, quasi a pari merito con Carlo Calenda, fuoriuscito piddino. Oltre che nella capitale, si andrà al ballottaggio a Torino, a Trieste, Caserta e Isernia, insomma in capoluoghi importanti sì ma non certo strategici come le grandi città conquistate dal centrosinistra. Unica consolazione per il centrodestra, che si è fattao sfuggire pure le suppletive di Siena dove si è piazzato Enrico Letta, la regione Calabria, con il candidato Roberto Occhiuto che si è imposto governatore al primo turno. E se Letta esulta (“È una grande vittoria del centrosinistra e del Pd che rafforza l’Italia perché rafforza il governo Draghi. La volontà dell’Italia di uscire dalla pandemia e cominciare a lavorare. Siamo tornati in sintonia con il Paese”), Salvini fa autocritica: “Sono abituato a metterci la faccia, sempre e comunque, senza dare colpe. In alcune città siamo arrivati a scegliere troppo tardi i candidati da opporre al centrosinistra”, ha detto, sollecitando gli alleati di coalizione a giocare d’anticipo per la tornata amministrativa del prossimo anno. Dove si è perso si è perso per demeriti nostri. Il centrodestra unito vince ma solo se lo è sul serio. Mi auguro che tutti i partiti della coalizione si occupino di tasse, sviluppo ed economia”, ha concluso Salvini. Conte si limita ad annunciare che non si saranno apparentamenti col centrodestra e, solo alle giuste condizioni, col centrosinistra: nessuna analisi al momento sulla situazione in casa grillina.
Ma il dato più eclatante resta solo uno: anche questa volta è andata al voto poco più della metà degli italiani. Segno inequivocabile della distanza siderale fra politica e mondo reale, fra politici e gente normale, fra palazzi e vita vera. Un solco profondo, che rischia di diventare incolmabile, ancor più preoccupante quando in ballo ci sono i sindaci delle proprie città, e cioè una partita che riguarda direttamente tutti, ma proprio tutti, i cittadini.












