Un giorno di ordinaria follia quello che si potrebbe definire per chi deve fare i conti con la sanità locale: medici, operatori e volontari, instancabili, presi d’assalto da pazienti frustrati, in attesa da tante ore prima di essere visitati, senza mangiare, che scaricano il nervosismo su medici e infermieri che corrono da un caso all’altro. Questo è quanto accaduto giovedì notte, al pronto soccorso di San Gavino, che contava almeno 20 pazienti, soprattutto anziani, distesi su una barella, i più fortunati, o altrimenti seduti in poltrona, tutti vicino, a parlare tra loro per trascorrere il tempo. Tra dolori e impossibilitati nei movimenti, operatori sanitari sempre pronti anche solo con una parola di conforto: in difficoltà, tanta, non nascosta, ma una prassi ordinaria oramai. Pochi per le richieste di intervento ma eccellenti nel loro lavoro, una professione con la quale hanno in mano la vita altrui. Con loro i volontari, essenziali come l’aria che si respira, che affrontano emergenze di qualsiasi genere, anche quelle che richiedono medici e infermieri a bordo, come accaduto giovedì notte. Una grave reazione allergica per un bimbo del Sud Sardegna, due ambulanze gestite dai volontari e inviate, sul posto, dopo la richiesta giunta al 118: il viaggio a gran velocità per raggiungere il nosocomio indicato, quello di San Gavino, dove, però, non è presente la pediatria. Preso in carico subito dal personale sanitario che ha evidenziato il reparto mancante, dopo la somministrazione dei farmaci salvavita, ha atteso il trasferimento al Brotzu dove è stato ricoverato per due giorni. Una storia a lieto fine solo grazie al gran lavoro di chi non si ferma mai, nemmeno innanzi alle continue, incessanti ed estenuanti prese di posizione dei pazienti doloranti, esausti di aspettare il loro turno. Momenti di alta tensione ai quali i medici rispondono con pazienza, spiegando le cause, le motivazioni che li separano da tempistiche di intervento meno lunghe: “Siamo in pochi, la precedenza ai casi più urgenti”. Anziani che cadono, soprattutto, o con sintomi preoccupanti che necessitano di essere valutati per escludere cause o prevenire quelle più drammatiche. Dalle ambulanze, che si susseguono in processione, scendono tutti e per loro si trova uno spazio.
Al Brotzu la situazione non cambia: grande folla al ps, tutti in attesa di essere visitati. Sono circa le 2 del mattino e, tra cure e ricoveri, il lavoro non si ferma mai. Reparti pressoché al completo, tanti i casi di infezioni alle vie respiratorie anche tra i più piccoli, che richiedono le cure ospedaliere.
È normale che sia normale una routine che si ripete giornalmente? Assolutamente no, “e la situazione è anche peggio” assicura un’infermiera di professione e volontaria per vocazione: “Da qualunque parte si voglia guardare il problema, utenti, operatori, volontari è così 24 ore su 24”.









