Ha trascinato Abbanoa davanti al giudice di pace per una bolletta di poco superiore a 4500 euro, dopo sei anni ha vinto la battaglia legale ma, alla fine, gli unici a poter esultare per la decisione del giudice sono i suoi parenti, a partire dalla moglie Patrizia. Paolo Giufarelli, l’ex carabiniere morto lo scorso 20 aprile nel tragico schianto tra la sua moto e un’auto guidata da una ventiseienne di Quartu (il 28 settembre via al processo), il trenta marzo scorso ha vinto la sua battaglia contro l’ente che gestisce l’acqua in quasi tutta la Sardegna, ma non l’ha mai saputo. Colpa, se di colpa si può parlare, della burocrazia: la sentenza è stata depositata in cancelleria il 30 agosto di quest’anno, cioè centotrentuno giorni dopo il decesso. Giufarelli, assistito dall’avvocato Alessandro Zotti, che conferma che il suo cliente non abbia mai saputo della vittoria, era riuscito addirittura a far condannare Abbanoa al pagamento di mille euro, oltre a dimostrare che non basta inviare una richiesta di pagamento per ottenere i soldi, è infatti necessario anche portare delle prove solide. Nel caso di Giufarelli, tra l’altro, è emerso che “la fattura contestata si riferisce a consumi presunti e senza procedere alle letture periodiche: l’ultima risale al 26 settembre 2012, cioè due anni prima della fatturazione, e il rilevatore dei consumi era stato sostituto da Abbanoa e in assenza dell’ utente”. Così si legge nel documento ufficiale che porta la firma del giudice di pace Luigia Frau.
“Abbiamo saputo della vittoria un paio di settimane fa”, spiega Patrizia Piscedda, moglie dell’ ex carabiniere. “Lui non aveva mai consumato tutta quell’acqua, è chiaro che doveva esserci un guasto al contatore o un errore. All’ epoca lavorava ancora ed era nel nono Battaglione dei carabinieri. Alla fine di ogni turno poteva usufruire di bagni e docce direttamente in caserma, a riprova dei consumi idrici tutt’altro che eccessivi. È stata una battaglia che ha voluto combattere sino in fondo, anche perché era un grande appassionato di giurisprudenza. Sapeva di essere nel giusto e che i giudici gli avrebbero dato ragione, e voleva essere da esempio per tutte quelle persone, a partire dagli anziani, che non hanno spesso mezzi o conoscenze giuridiche per poter contestare richieste di pagamento non dovute”.










