Le giornate soleggiate degli ultimi giorni sono un caldo invito ad uscire di casa e passeggiare attraverso i parchi di cui Cagliari giustamente mena vanto, abbelliti da tante varietà di alberi tra cui non mancano mai le svettanti palme tipiche delle nostre latitudini.
Marina Tinti, questo il nome della sfortunata protagonista del grave episodio, non è immune al richiamo della primavera appena iniziata: «solitamente in questo periodo dell’anno vado sempre al parco, finché non inizia l’estate e posso dedicarmi ai bagni al mare – spiega la donna -. Passeggiate, aria, luce, faccio amicizia con le nonnine, i bambini, i cani». 63 anni, affetta da gravi patologie tra cui la fibromialgia che le provoca un continuo stato di dolore fisico latente, trae grande beneficio per la sua salute dall’esposizione al tepore solare. Ma, uscendo di casa lo scorso 5 aprile, mai avrebbe immaginato che un pomeriggio come tanti si sarebbe trasformato in un autentico incubo.
«Ero tranquillamente distesa, non tirava nemmeno un alito di vento quando, da una delle palme più alte, è caduto rovinosamente un ramo secco e, prima che mi rendessi conto di cosa stesse succedendo, la punta acuminata di una delle lunghe foglie ha centrato in pieno il mio viso, bucandomi la guancia sinistra». Lancinanti le fitte e le urla che hanno riecheggiato per il parco che si estende tra via dei Giudicati e Piazza Giovanni XXIII. «L’ago mi si è conficcato nella carne come fosse una spada. Ho vibrato dappertutto e il dolore è rimbalzato in ogni angolo del mio corpo».
Avrebbe potuto essere da requiem la musica dell’omonimo parco ma, grazie a Dio, è stata solo di tensione per alcuni interminabili minuti. «Lì per lì pensavo di morire, vedevo sangue dovunque, credevo di aver perso denti e mandibola, non ce la facevo a rimettermi in piedi, schiacciata dal peso della fronda», è la confessione della donna cagliaritana che, in preda al panico e trascinandosi dietro di sé il fiume rosso dell’emorragia, è faticosamente riuscita a raggiungere gli operatori in servizio, che hanno subito chiamato l’ambulanza.

Al Pronto soccorso del SS. Trinità, la ferita è stata medicata e suturata con intradermica in prolene ma il calvario di questo tranquillo venerdì non sembrava finire neanche sul lettino. «Non so quanti punti mi abbiano messo ma, intorno alla parte da ricucire, hanno dovuto effettuare una serie di piccole iniezioni che purtroppo mi sono anch’esse risultate dolorosissime, e, nonostante l’anestetico, mi son sentita dilaniare durante tutto l’intervento».
La donna è ora sotto antibiotico, per scongiurare il rischio di infezioni, non infrequenti nel caso di punture con foglie di palma. Non riesce né a deglutire né a tossire e riporta dolori interni in tutto il corpo, amplificati dal suo già precario stato psico-fisico. «Sono tuttora sotto shock ma ringrazio di essere ancora viva – ammette -, la frasca era come una freccia scoccata con forza per via dell’altezza da cui è piombata giù e, se avesse puntato su qualche altra parte del corpo, sarebbe potuta andare molto peggio e ora potrei non essere qui a parlarne».
I medici la hanno però preparata al fatto che la cicatrice fotograferà per sempre sul suo volto il ricordo di questo surreale pomeriggio. «Non sono più una ragazzina e non sono in cerca di marito ma non trovo giusto che venga tradita in questo modo la fiducia che la cittadinanza ripone nella manutenzione del verde urbano. Sotto gli alberi ci sono panchine dove le persone si siedono tranquille, i bambini giocano, e nessuno si immagina di essere sotto il tiro di quelli che dovrebbero essere i nostri amici verdi, trasformati in potenziali assassini dalla negligenza di chi dovrebbe controllarne le condizioni con sufficiente frequenza. Dobbiamo uscire con elmetto e armatura?».
Dopo l’incidente, il punto è stato interdetto all’utenza mediante del nastro catarifrangente ma la preoccupazione è che ci possano essere altri esemplari a rischio in città, e che il pericolo possa essere sottovalutato, tanto dalle autorità preposte quanto dai visitatori. «Per questo ritengo importante che si parli dell’accaduto – conclude la donna -. La manutenzione non si può limitare alla pulizia di marciapiedi e allo svuotamento dei cestini. Le piante vanno adeguatamente censite, tenute sotto stretta sorveglianza e sottoposte a dei check-up costanti, soprattutto in una città ventosa come Cagliari, in cui sono esposte a scuotimenti continui che possono facilmente risultare in incrinature e crolli. Non ci si può arrendere alla logica della “tragica fatalità”: quello che può e deve essere fatto, non può e non deve essere trascurato».
L’auspicio, oltre che di un giusto ristoro per Marina dalle lesioni e dal trauma subito, è che l’episodio possa fungere da monito per chi di dovere, affinché si intervenga dovunque sia necessario, con potature, transennamenti e messe in sicurezza, per non dover più leggere di altri fatti come questo o persino più gravi. E, per tutti i cagliaritani e non solo, una pressante raccomandazione a tenere gli occhi aperti… possibilmente verso l’alto.
M.M.










