Il passaggio, per qualcuno troppo critico il “trapasso”, è ormai deciso: tra fine febbraio e inizio marzo il mercato di San Benedetto chiuderà e tutti i venditori della storica struttura di Cagliari migreranno nella vicina piazza Nazzari, dove il Comune ha tirato su una struttura provvisoria. Ieri è stato svelato il suo interno, grazie a un video diventato presto virale: box a forma di cubo, “ciechi” su tre lati e corsie decisamente strette sono finite sotto gli occhi di macellai, pescivendoli e fruttivendoli. Che ora, giustamente, dicono la loro. Non è una bocciatura completa, attenzione: chi lavora al mercato sa che la situazione è di emergenza e che l’alternativa non c’è. Ma emerge comunque qualche mal di pancia e qualche verità: “Qualche commerciante ha perso un po’ di spazio espositivo, chi aveva il doppio spazio se ne ritrova solo uno, pari alla metà del banco espositivo”, afferma Diego Strazzera, pescivendolo e nel direttivo della Confesercenti. “Sicuramente non sarà il nostro mercato, il Comune aveva quegli , alla fine siamo 187. Gli spazi sono più stretti, è vero, sicuramente potevano fare meglio con 5,5 milioni di euro spesi. Le vetrine saranno nascoste alla vista, in quanto ogni box è realizzato in un cubo. E bisogna anche dire che uno dei problemi principali resta quello del tempo dei lavori per il nuovo San Benedetto, davvero servono almeno tre anni, se non anche quattro, per fare tutto? Inoltre, stiamo aspettando di capire se potremo utilizzare una parte degli stalli sotterranei, dove ci sono circa cento parcheggi, per lasciare le nostre auto”.
Un filo più morbido è Franco Scaramuccia, macellaio da decenni: “A livello ottico sembra molto stretto, quasi un carcere americano. Dovremo colorarlo noi con insegne e banchi. Io, per esempio, non avrò più l’angolo ma sette metri di vetrina e 3,10 metri di profondità. Cerco di vedere il tutto in chiave positiva. Le corsie più strette? Hanno calcolato gli spazi con le corsie della frutta e verdura, non quella centrale o le quattro principali, più lunghe e larghe. È una situazione di emergenza, sappiamo che dobbiamo spostarci da qui”, riconosce, “e intanto si sono anche allungati i tempi del trasferimento, da gennaio a marzo”.











