Le piscine sarde sono a un passo dal tracollo. Bollette folli e iscritti in calo per colpa del Coronavirus, se non arriveranno nuovi ristori la chiusura, per molti impianti, sarà poco più che una formalità. Il mondo del nuoto sardo è in allarme: dieci piscine solo a Cagliari, le restanti 40 sparpagliate in tutta l’Isola, dal sud sino alla Gallura. “Abbiamo perso la metà degli abbonati, le bollette della luce, che comprende anche il riscaldamento degli impianti, e dell’acqua, sono praticamente raddoppiate. Durante la pandemia avevamo avuto due aiuti da parte della Regione”, spiega Danilo Russu, gestore di una piscina a Porto Torres e presidente regionale della Federazione italiana nuoto. “Ora ce ne serve un altro, vogliamo subito ristori. In caso contrario, molti di noi saranno costretti a dover scegliere se fermarsi e chiudere o se ridurre le attività. Ci sono circa mille persone che rischiano di perdere il lavoro”, prosegue Russu. “Il momento, per noi, è critico, per non dire drammatico”. Tutti i gestori si sono riuniti per una conferenza stampa al T Hotel. Con loro anche il presidente regionale del Coni, Bruno Perra: “Dobbiamo chiedere una mano alla Regione, chiunque conosca anche i sindaci dei vari paesi li contatti. Bisogna protestare ma senza alzare i toni, magari scrivendo un documento con le richieste e mandarlo quanto prima alla stessa Regione. Rischiamo di perdere anche i nostri atleti più bravi, il tempo a disposizione è poco, in attesa che, magari, dalla finanziaria del Governo Draghi arrivino fondi anche per le piscine”.
E i gestori sono, appunto, con l’acqua alla gola. Pino Anedda, dal 1993, gestisce l’Acquasport di viale Diaz a Cagliari: “Ho già chiuso l’impianto di Oristano. Sto cercando di tenere in piedi quello di Cagliari, ma senza l’aiuto di nessuno restituirò le chiavi. Ci hanno aumentato i costi da tutte le parti, sto navigando a vista. Sono costretto a rateizzare le bollette che, prima, pagavo ogni mese. Energia elettrica, riscaldamento, pure le spese di sanificazione sono raddoppiate, la stessa bolletta dell’Acqua. Sono in ritardo con Abbanoa di sei mesi, non ce la faccio più. Posso reggere solo un paio di mesi, poi dovrò mollare. A Cagliari ho 1800 iscritti, ad Assemini circa duemila ma ho molte defezioni. Navigo col 50 per cento in meno degli iscritti perchè la gente è spaventata dal Covid”, afferma Anedda. “Se mollassi, solo a Cagliari 40 famiglie perderebbero il lavoro. Chi può ci dia una mano d’aiuto. La Regione è sensibile a questa situazione, spero che ci dia una mano. L’ultima bolletta dell’acqua era 8600 euro, due anni fa la metà. La luce è passata da 5mila a diecimila euro a bolletta. Anch’io ho una società non lucrativa, non posso reggere davanti a tutti questi aumenti, ingiustificati”.