Niente colata di cemento a Castello, palazzo Aymerich sarà acquistato dal Comune e ristrutturato.
La giunta Truzzu ha dato l’ok all’acquisizione dell’area mediante esproprio per pubblica utilità e presto partirà la riqualificazione dell’immobile, “un tassello finalizzato alla rivitalizzazione e alla diffusione di un maggiore decoro urbano del Quartiere Castello”. E ora i ruderi del “Palazzo dei Marchesi Aymerich di Laconi in Castello”, l’antico edificio tra via dei Genovesi e via Lamarmora, danneggiato dalle bombe anglo americane del 1943, ma che ospitano ancora i testi del portico Laconi e della fase medievale del palazzo nobiliare, saranno riqualificati e accoglieranno servizi per il quartiere e per i turisti.
“Il rudere di Palazzo Aymerich è una ferita aperta nel cuore della città dal 1943”, commenta il vicesindaco e assessore all’Urbanistica Giorgio Angius, “dopo tanto tempo finalmente si apre la strada per il recupero di questo immobile, secondo le indicazioni del piano particolareggiato del centro storico e nel rispetto del vincolo della Soprintendenza. La strada è ancora lunga, ma la prospettiva adesso è quella di arrivare all’acquisizione per poter avviare subito un cantiere di pulizia e studio delle strutture esistenti, indispensabile per poter progettare il vero intervento di ricostruzione, almeno parziale. Ora è presto per stabilire i futuri usi, ma senz’altro ci piacerebbe che divenisse uno spazio a beneficio del quartiere, con utilità anche a fini turistici”.
Il palazzo è stato salvato da una colata di cemento che stava per piovere sul rione poco meno di venti anni fa. La società ‘Dac srl’ nel 2003 fu autorizzata dal Comune di Cagliari, a ricostruire i ruderi di palazzo Aymerich per trasformare il un residence su tre piani verso via Lamarmora e cinque su via dei Genovesi, ricostruendo anche l’antico portico Laconi, il progetto, secondo l’associazione ambientalista Italia Nostra, che aveva lottato contro il piano, avrebbe distrutto per sempre lo storico edificio
Nel 2006 arriva la concessione edilizia e partono i lavori. Gli ecologisti e i comitati di Castello si oppongono, anche fisicamente, alle ruspe. Prima arriva lo stop della Regione (allora guidata da Renato Soru). Poi i vincoli della Soprintendenza. Il primo, quello del 2007, viene annullato dal Consiglio di Stato. Il Mibact, ha quindi definito un nuovo vincolo che tuttora è in vigore e che ha messo una tomba sul progetto dei privati. Ora il Comune ha deciso di acquistarlo. La prossima fase riguarda la riqualificazione e la messa insicurezza dei ruderi esistenti “secondo un processo di musealizzazione delle rovine che diventano quinta di un sistema articolato di spazi pubblici che si inseriscono all’interno”, si legge nel piano particolareggiato del centro storico, che parla anche di una valorizzazione, assieme al vicino palazzo Atzeri-Vacca, in chiave di “potenziamento della residenzialità studentesca e delle attività ad essa connessa”.