In lotta con varie malattie, più un melanoma e un meningioma, una 84enne di Quartu non è stata portata in nessun reparto dopo dodici ore di attesa al pronto soccorso del Brotzu ed è stata dimessa. È questo, in sintesi estrema, il racconto-denuncia fatto dalla figlia dell’anziana, Valentina Corda. Che ha già telefonato ai carabinieri e che lunedì, con la sua legale, presenterà una denuncia in Procura. Esiste già una email dettagliata, spedita all’Urp del Brotzu e al Tribunale del malato. Eccolo, di seguito.
“Ottantaquattro anni, di piccola statura, un peso intorno ai 45 chili. Si chiama Rosaria Usai e questa è la sua ‘avventura’ di ieri sera al pronto soccorso dell’azienda sanitaria Brotzu di Cagliari. Il pomeriggio del 6 dicembre scorso iniziano i capogiri, ma già da oltre una settimana non riesce ad esprimersi fluentemente, le mancano le parole, non riesce a camminare in linea retta, ogni tanto sbanda fino a cadere e svenire. Le sue patologie, conosciute sia al Policlinico che al Brotzu perché già loro paziente nel reparto di Neurochirurgia da circa un anno, sono degenerative. Melanoma atipico muccoso nella cavità nasale, trattato da circa tre anni con l’immunoterapia a seguito di intervento chirurgico, la cui terapia è concordata con i medici dello IEO di Milano e quelli del Policlinico di Monserrato e meningioma tentoriale sinistro e con sviluppo temporo-frontale in costante crescita di, attualmente circa 6 cm di diametro, che comprime il cervello provocando attacchi epilettici, mal di testa, capogiri. A peggiorare la situazione il fatto che mentre il trattamento immunoterapico è risultato miracoloso per il melanoma atipico mucoso, di contro sembra che il meningioma venga alimentato dalla stessa terapia. Quindi, se da una parte la terapia funziona dall’altra alimenta la seconda patologia. Martedì 28 novembre, al Brotzu, la PET e total body hanno evidenziato un notevole aumento del meningioma. L’esito ci viene consegnato il 6 dicembre 2023. I medici del Policlinico, dove è in cura, prescrivono: “Rm e consulenza neurochirurgica in tempi brevissimi”. Il Policlinico redige immediatamente la prescrizione e il Cup stabilisce l’appuntamento il giorno 7 dicembre 2023 al Brotzu. Il dottore legge i referti e la documentazione che gli esibiamo, chiede di porne tenere una copia ma non visita la paziente. Si raccomanda di chiamarlo giovedì 14 dicembre per gli esiti del consulto con i colleghi del reparto”.
Ancora: “Nel pomeriggio di ieri, 7 dicembre, dopo l’ennesima caduta e perdita di coscienza, viene trasportata in ambulanza al pronto soccorso del Brotzu. Dalle 17 il paziente è nella disponibilità dei sanitari, in sala d’attesa, sola. Io, fuori dal pronto soccorso perché non accessibile ai parenti, chiamo il 118 per avere notizie sulle condizioni della madre. Preoccupata perché mia madre non riesce a comunicare, chiedo di poter entrare nei locali del pronto soccorso per accudirla e farsi interprete delle sue condizioni di salute. Non mi viene permesso. Mentre discuto con il vigilantes la vedo passare in barella nel corridoio e la seguo, incurante delle proteste del vigilantes. Una volta ‘depositata’ nella sala d’attesa del pronto soccorso, la barella viene portata via e la signora ottantaquattrenne viene fatta accomodare su una sedia di plastica dura. Da quel momento in poi, una affianco all’altra, aspettiamo le ‘amorevoli’ cure del personale sanitario. Trascorrono le ore, sono le 17 e poi le 18, le 20:00, ma nessuno si preoccupa di mia madre. Alle 21 chiedo il cambio a mio fratello Giovanni. Dopo una fugace cena, rientro al pronto soccorso per venire a conoscenza del fatto che nulla è cambiato. Anche Giovanni, con mamma, e come la sottoscritta, vede trascorrere le ore inutilmente. Alle 23 chiedo ad un infermiere la possibilità di avere una lettiga per far riposare mia madre, sfinita dalla fatica e dolorante sulla sedia di plastica dura. La risposta dell’infermiere è sconcertante: ‘Non ho tempo da perdere con lei’. Chiedo le sue generalità che non mi vengono fornite. Dopo le mie sonore proteste la dottoressa, che non si qualifica ma sostiene d’essere la responsabile del reparto, minaccia l’intervento dei carabinieri per ‘sbattermi fuori’ dal pronto soccorso. Invito la dottoressa a mantenere la parola, ma le minacce rimangono tali. Continuano a trascorrere le ore, un altro cambio con Giovanni, ma la situazione non cambia”.
Il racconto-denuncia va avanti: “Alle 4 del mattino del giorno 8 dicembre, dopo una breve visita del dottore del pronto soccorso, nel referto scrive: “Voluminoso noto meningioma tentoriale sinistro a sviluppo temporo-frontale in progressione di crescita (circa 6 centimetri di diametro). Peggioramento nelle ultime settimane con afasia, ipostenia, emisoma dx, deficit nella deambulazione. Già posta in passato indicazione chirurgica (rifiutata per problematiche oncologiche concomitanti) rientrano oggi per considerare l’opzione chirurgica. Al momento impossibilità di ricovero per mancanza di posto letto. Si consiglia terapia con… I familiari hanno appuntamento in reparto lunedi 11 dicembre per concordare la prima data utile di ricovero’. Alle 5 viene dimessa, con codice verde, la dottoressa si dimentica di estrarre l’agocanula dal braccio della paziente. Giovanni chiede gentilmente di poterla estrarre. Alla stessa ora, sentendomi abbandonata dai sanitari e vedendo le condizioni di mia madre, chiamo i carabinieri per chiedere un loro intervento ma senza nessun esito perché, spiegano al telefono, prima bisognerebbe presentare regolare denuncia. Il verbale di dimissione, dove sono prescritti i medicinali da somministrare alle ore 7:45 e ore 8 non funge da prescrizione medica e quindi in farmacia non vengono rilasciati i medicinali. Giovanni rientra al Brotzu per la prescrizione ma dal reparto la risposta è un’altra sorpresa: ‘Dopo le 16 possiamo prescrivere la terapia’. Per prendere i medicinali prescritti bisognerà aspettare un altro giorno. Possono essere somministrati solo alle ore 7:45 un farmaco e alle 8 l’altro. E saranno trascorsi due giorni. Per l’eventuale ricovero se ne può parlare solo lunedì 11 dicembre come riportato nel referto. Lunedì mattina io e mio fratello ci divideremo i compiti: io andrò in Procura accompagnata dalla mia avvocatessa, Stefania Mascia, per depositare la denuncia mentre mio fratello Giovanni accompagnerà nostra madre a fare l’immunoterapia, prevista ogni tre settimane, e poi al reparto di Neurochirurgia, sempre che non muoia prima”.