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Un “leggero raffreddore” convince Alessandro D., libero professionista 50enne di Cagliari, a tenere a casa per qualche giorno suo figlio, nove anni, iscritto in un istituto primario del capoluogo. Stop alla scuola e l’immancabile telefonata al pediatra per ricevere il foglio di rientro. Ma con l’emergenza Covid tutto diventa più complicato: serve la garanzia che il piccolo sia negativo al virus. E qui inizia l’odissea: “Il dottore mi ha imposto di dover sottoporre il mio bambino a un test molecolare, me l’ha prescritto con tanto di ricetta bianca”. E così il 50enne inizia la ricerca di una clinica o di una farmacia dove poter fargli eseguire il test: “Ho cercato dove si fanno i tamponi molecolari a Cagliari e ho visto i prezzi: ho pensato che non poteva essere vero. Un drive-through al Brotzu costa 80 euro, con il ticket sono 63. Ma come è possibile?”. Alla fine l’uomo ha dovuto pagare “65 euro in una clinica privata di Quartu Sant’Elena. L’esito del tampone? Negativo, per fortuna”.
Ma resta ovviamente l’amaro in bocca per una spesa imprevista: “Ogni volta che a un bambino cola un po’ il naso o ha qualche colpo di tosse bisogna sborsare queste cifre? Le famiglie con più bambini che si contagiano il raffreddore a vicenda, quanti soldi devono spendere?”, osserva, sdegnato, Alessandro D. “Consideriamo anche che i bambini si prendono il raffreddore più volte durante la una stagione fredda. È noto che i raffreddori sono importanti per allenare il sistema immunitario dei bambini e fa parte della loro crescita. Il pediatra”, aggiunge, “mi ha detto che anche loro devono pagarsi i tamponi. Penso proprio che molti genitori, se i figli staranno male, saranno tentati di non andare più dal pediatra e lasciare i bambini semplicemente qualche giorno a casa con delle scuse. Voglio i tamponi gratuiti”.