“Quando Gigi Riva tornerà”, cantava tanti anni fa Piero Marras. Sentire oggi quella canzone, rimbombare sul sagrato di Bonaria, porta a una risposta ovvia, dettata dal cuore: Gigi Riva non se n’è mai andato. Nemmeno ora che, a 79 anni, stando all’invito dell’arcivescovo Baturi, forse già “corre nel cielo”. La bara di “Rombo di tuono” portata a spalle da Gianfranco Zola, Gigi Buffon, Simone Perrotta, Amelia Peruzzi, Franco Selvaggi, Fabio Cannavaro, Adriano Reginato, Beppe Tomasini e Sandro Camba è una delle infinite prove dell’amore della gente per Riva. Un’altra l’hanno data i trentamila sardi che hanno affollato tutta l’area attorno alla basilica: nessun problema, nessun intralcio, solo tanta commozione e un dovere morale e civile, quello di essere presenti al funerale dell’uomo che aveva scelto la Sardegna come terra, rifugio, luogo nel quale vivere. E morire. L’omelia dell’arcivescovo Giuseppe Baturi somiglia, alle orecchie di molti, a un vero e proprio inno al campione. Campione per sempre: cita la rovesciata di Vicenza e altre “perle” calcistiche di Riva, prima di consegnarlo ulteriormente alla storia: “Corri di nuovo, caro Gigi, e tendi ancora quelle tue lunghe braccia al cielo, corri e guarda in alto. Noi oggi preghiamo perché il Signore ti venga incontro e ti abbracci in quella dimora dove potrai conoscere la Verità e vivere l’Amore senza ombra e senza fine”. La famiglia ai primi banchi, poi i compagni di squadra, gli amici di una vita, il Cagliari Calcio e altri amici tra le bancate principali. Nella cappella accanto alla basilica i sindaci, tutti con la fascia tricolore, incluso quello di Leggiuno, città natale di Gigi Riva: sono lì solo per omaggiare Riva, senza stare a fare passerelle o rilasciare troppe dichiarazioni, appena un ricordo dell’hombre vertical amato da tutti i sardi.
Riva vivrà in eterno perchè sì, finirà sui libri di storia, della storia di Cagliari e del Cagliari. Perchè i sardi hanno buona memoria e riescono a tramandare alle generazioni future i nomi che hanno contribuito a fare grande l’Isola al centro del Mediterraneo. E perchè, oltre al glorioso primo scudetto rossoblù, alle mille e più emozioni fatte provare ai tifosi durante le partite e a quel suo essere allo stesso tempo riservato ma espansivo, c’è da ricordare che “Rombo di Tuono” riposerà, per sempre, nel cimitero monumentale di Bonaria. E il suo loculo diventerà, nel luogo più adatto a lui, tra i grandi della città, un luogo di pellegrinaggio.








