L’asporto o le vendite a domicilio? Due scelte che quasi nessun barista ha deciso di fare, a Cagliari. E i loro “colleghi” ristoratori non se la passano di certo meglio. Cagliari, ore 18: i bar chiudono, da piazza Garibaldi sino a piazza Yenne i tavolini sono già impilati uno sopra l’altro e le serrande mezzo abbassate. Le nuove regole del Dpcm di Conte sono chiare, e chi vende caffè e spritz o spaghetti alle arselle e bistecche, nella maggior parte dei casi, preferisce non correre il rischio di restare con le mani in mano sino a tarda sera. “Non ne vale la pena, la sera si lavora con gli aperitivi. I costi sono troppo alti”, afferma Massimo Molinari, barista di piazza Garibaldi. “Il Dpcm va cambiato, se continuiamo così arriveremo a chiudere molto prima. Chissà il 25 novembre se riuscirò a risollevare le serrande, se nessuno ci darà un aiuto economico. Chiudere alle 18 vuol dire incassare il sessanta per cento in meno. Io ho tre dipendenti, cercherò di fare il massimo per tenerli ma non so sino a quanto potrò arrivare. L’obbligo di stop alle diciotto non ha senso, la gente è già diminuita da ore prima, domenica non aprirò nemmeno, nel pomeriggio. I costi ci sono, le entrate no. Ho paura e tristezza allo stesso tempo, non so se il 25 novembre ci sarò”.
Poco più avanti c’è Maurizio, che è sia barista sia ristoratore: “Ho un bar in via Garibaldi, è il secondo che gestisco sin dal 1999. La chiusura alle 18 non ha senso, è meglio alle venti. Sto pensando di chiudere, non si capisce più niente. Hanno distrutto tutto”, afferma, “un ristorante non può chiudere prima delle 23. Sensazioni? Schifo, tanto, ormai siamo rovinati, però chi sta in alto pretende i soldi. È tutto un casino”, sostiene, prima di rientrare nel suo bar e spegnere tutte le luci. Domina il buio anche in piazza Costituzione e via Manno. In piazza Yenne la tonalità non cambia, un’auto dei carabinieri con le luci accese fa capire che, forse, stanno per scattare dei controlli per il rispetto del nuovo Dpcm. E nel rione della Marina, in molte strade, bisogna cercare di non inciampare utilizzando la luce dello schermo dello smartphone.











