di Enrica Anedda Einrich
Questa volta la Giunta Zedda ha pensato e realizzato una iniziativa interessante. Ha messo in atto quello che noi sardi continuiamo spesso a trascurare: il confronto con altri paesi, che si fa viaggiando (a spese private) o appunto imparando da personalità di alto profilo, come gli invitati arrivati da ogni angolo del mondo alla manifestazione ‘ CAGLIARI E PAESAGGIO’. Solo così si può uscire dal provincialismo e superare il brutto gusto autoctono che ha rovinato il paesaggio di molte parti della Sardegna e di molti punti di Cagliari (esemplari gli orribili palazzoni di sant ‘Elia). Cosi ci aveva ammonito, prima di lasciarci, la grande studiosa Nereide Rudas :. “non credete a chi vi dice che le tradizioni e le radici rappresentano la nostra identità: sono solo una gamba; l’altra quella più importante è la relazione. L’identità si costruisce con la relazione, verso l’esterno e fra di noi”.
Proprio quello dell’identità è un tema tornato piu volte, venerdì, nella bella relazione dell’architetto milanese Marco Romano, autore fra l’altro del libro “Liberi di costruire “, che ha chiarito: “Il sentimento della identità si radica nella bellezza”. Ha poi parlato di libertà, ha spiegato come la nostra civiltà sia la più avanzata perché sprofonda le sue radici nel cristianesimo che in un passo degli Atti degli apostoli, nell’episodio della visione di Pietro, legittima il desiderio, diversamente dalle religioni induiste e soprattutto di quella musulmana: “Siamo cittadini europei perché viviamo in città la cui regola è l’ aspirazione alla bellezza… il progresso della nostra città è dovuto alla legittimità del desiderio che è una disposizione della anima .Tutti ci adoperiamo per soddisfare i desideri e promuovere lo sviluppo. Ha inoltre sottolineato più volte nel suo intervento la parola decoro: “La nostra identità è legata alla bellezza e al decoro”. Romano è stato così esplicito e ragionevole che il presentatore, nel salutarlo e ringraziarlo, a denti stretti ha sottilmente ironizzato sul suo stile “unpolitically correct”. Eh sì perché viviamo in una società nella quale oramai vige la tirannia della parola ed è accettato solo il pensiero unico. Il resto si potrebbe dire solo sottovoce, soprattutto se rappresenta ragionevolezza e verità.
Dunque complimenti alla giunta Zedda perché, robabilmenteinconsapevolmente e forse ora anche pentita, ha invitato un uomo libero che ha usato e vizzato termini, ai nostri amministratori ignoti: identità, bellezza e DECORO. Quest’ ultimo totalmente sconosciuto. Basta vedere la sciatteria con la quale governano Cagliari: sporca, imbrattata perennemente nelle sue mura antiche con scritte offensive e minacciose; edifici distrutti e mai riparati (vedi bagni e muri della nuova passeggiata di Sant’ Elia), monumenti occupati da abusivi, invasioni di incivili che riducono la città a un mercato selvaggio e le piazze a pisciatoio e bivacco. Così come non sanno cosa siano BELLEZZA e IDENTITA’. Quando hanno ristrutturato, o peggio costruito, hanno ignorato entrambe. Basta vedere il ristorante a pochi metri da Il Lazzaretto, che suscita sconcerto perché toglie alla vista il bel monumento; l’orribile costruzione stile astronave piazzata con prepotenza sopra Terrapieno che rovina il profilo di Castello ( ma non è vietato costruire vicino a beni identitari? Ah già vale solo per i comuni mortali: i controllori fanno quello che vogliono poi arbitrariamente decidono per gli altri e li opprimono per inezie con i loro giudizi e le loro disfunzioni burocratiche). Ma guardate anche il Corso Vittorio Emanuele, via Garibaldi e via Manno, la nuova Piazza Garibaldi, la passeggiata del Poetto, sciapidi a tal punto da poter essere pensati in qualsiasi città, anche in Cina. Sono opere senza anima, che invece come ha sottolineato oggi l’architetto siciliano Gianmarco Chiri, è fondamentale.
Si salvano solo i Giardini sotto le mura perché semplice rabberciamento di un impianto meraviglioso costruito sotto il fascismo da un grande artista di nome Badas e un esteta colto come Endrich, che però fanno di tutto vigliaccamente per cancellare dalla storia della città.
La giunta per l’occasione ha invitato a Cagliari autorevoli progettisti di giardini, teorici del connubio verde e città. Speriamo imparino anche da loro, visto che nelle nuove vie e piazze del verde non c’è manco l’ombra.
Venerdi è stato il turno anche della bella israeliana Barbara Aronson che ha illustrato alcuni progetti architettonici del piccolo stato di Israele, più piccolo della Sardegna, ma con 7 milioni di abitanti in più. Là sfruttano per coltivare anche le aiuole delle autostrade creando un effetto suggestivo, ma tutto è pulito e ben tenuto. In Israele con la desalizzazione hanno risolto i problemi della siccità, mentre qua si muore di sete perché non si finiscono le dighe e si disperde l’ acqua senza preoccupazione di fare mai le riparazioni agli impianti, per la gioia dei soliti ladri che ne approfittano! Ho sempre pensato che se nei centri di accoglienza ci stessero gli ebrei, invece che gli africani o i musulmani, nel giro di breve tempo realizzerebbero dei paradisi, si inventerebbero un lavoro al quale dedicarsi con maestria e diventerebbero anche ricchi, senza pesare sulle nostre misere tasche. Una idea sarebbe creare un gemellaggio con Gerusalemme e organizzare stage per insegnare ai giovani sardi e agli africani a lavorare e valorizzare terre e città. Ma in quanto unpolitically correct è un progetto utopico.
In conclusione l’invito più sentito va al Sindaco e alla sua giunta affinché imparino dalle loro stesse iniziative e finalmente prendano confidenza con un’altra parola: COMUNICAZIONE. La manifestazione, certamente dispendiosa, è stata promossa pessimamente (molti non ne sapevano niente) e anche maldestramente visto che negli aridi dépliant, opera di ignoti autori scelti non si sa come, neppure appare una nota, o perlomeno il titolo dei relatori, indicati solo con nome e cognome. Così da non informare nè incuriosire i cittadini. Mi viene un sospetto: non l’ avranno fatto apposta per non far sentire a troppa gente alcune verità? ‘A pensare male a volte si azzecca, diceva Andreotti ; poi c’era anche De filippo che diceva che nella vita gli esami non finiscono mai, e dunque c’è sempre da imparare. Ma forse é meglio che, concluso il fortunato secondo giro, Zedda e company continuino a imparare stando a casa, da privati cittadini. Noi Cagliari la vogliamo decorosa coraggiosa bella e piena di identità.













