I giovani più romantici ci vanno per ammirare il panorama, quelli più maleducati invece si sono specializzati nel lancio di lattine e bottiglie di vetro: più rotolano a valle più sono inspiegabilmente felici. Li ha visti decine di volte con i suoi occhi, alzandoli al cielo, Milvia Massidda, 66enne di Cagliari, ex infermiera, proprietaria insieme alla sorella Rafaela di un terreno compreso tra via dei Venti e via Seddas a Pirri, in una zona segnata sulle mappe online come “belvedere”. Effettivamente il colpo d’occhio c’è tutto, peccato che però lì sarebbe dovuto svettare, quanto meno, il tetto di una casa: “Della nostra casa, quella che nostro padre ha sempre sognato per noi”, racconta, a malincuore, Milvia. Invece, “da trent’anni siamo il bancomat del Comune. Il nostro terreno è stato dichiarato edificabile ma, nei fatti, non è nemmeno accessibile per le persone. Si tratta di una zona Riv, comparto H” Vale a dire, per i meno esperti, “zone nelle quali si potrebbe costruire destinando il 30% del comparto all’edilizia residenziale. Anche negli ultimi 5 anni il Consiglio comunale non ha mai votato le risoluzioni studiate dai tecnici”. E allora, dove prima c’era un mandorleto ora c’è un immondezzaio. Sempre a cielo aperto, ma la fragranza è ovviamente tutt’altra: “Rifiuti ovunque e non possiamo nemmeno sfalciare l’erba quando arriva il caldo, col rischio di incendi”.
“Ho lavorato una vita in ospedale, anche mia sorella si è data da fare, e l’unica disgrazia che abbiamo avuto in eredità è questo terreno, un dirupo tra case che non pagano l’Imu. Chiedo, supplico che il prossimo sindaco, chiunque sia, sblocchi questa situazione. Se l’amministrazione comunale vuole prendersi tutto il terreno non c’è nessun problema. Vogliamo solo smettere di pagare, ogni anno, quattromila euro ingiustamente. Questo terreno, per noi, è un cappio al collo”.









