Fonsarda sommersa dai liquami dopo ogni pioggia: “Viviamo da anni in mezzo alla melma”.
Ogni pioggia, ormai anche quelle estive, si trasforma in un incubo per i residenti del quartiere Fonsarda. Da anni – forse molti di più – alcune vie della zona si allagano con acque nere, carta igienica e liquami, rendendo marciapiedi e strade impraticabili e l’aria irrespirabile.
La situazione si ripete puntualmente da via Giuducessa Benedetta fino a via G. Torbeno: i pozzetti fognari esondano, riversando in strada ciò che dovrebbe rimanere nelle condotte sotterranee.
“Non parliamo solo di disagi – racconta un abitante del quartiere – ma di un problema serio di igiene e salute pubblica. L’odore è fortissimo, l’aria diventa irrespirabile e si cammina letteralmente nella melma, con il rischio di virus e batteri”.
Secondo quanto riferito dai residenti, le piogge successive non migliorano la situazione, ma spesso la aggravano, facendo riaffiorare nuovi liquami invece di ripulire le strade.
Nonostante le segnalazioni, che restano poche anche a causa della rassegnazione di molti cittadini, gli interventi urgenti tardano ad arrivare. Anche quando viene contattata Abbanoa, come accaduto di recente, l’autospurgo non sempre interviene tempestivamente per abbassare i livelli e fermare la fuoriuscita delle acque nere a cielo aperto.
Un elemento particolarmente preoccupante emerso nel tempo è che la condotta delle acque piovane confluisce, per un tratto non ben definito, nella rete delle acque nere. Questo spiegherebbe perché, ad ogni pioggia intensa, il sistema collassi.
“Le tubazioni sono vecchie – continua il residente – e temiamo che possano esserci infiltrazioni o contaminazioni con la rete dell’acqua potabile che arriva nelle nostre case. È una paura concreta, non un’esagerazione”.
I cittadini chiedono quindi un intervento strutturale di risanamento delle condotte, non più soluzioni temporanee o interventi tampone.
“Siamo stanchi di vivere così. Non è accettabile, nel 2025, dover convivere con fogna a cielo aperto ogni volta che piove”.
Un appello che ora attende risposte concrete da parte degli enti competenti, prima che una criticità cronica diventi un’emergenza sanitaria.










