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Le nuove regole per le discoteche? Distanza di un metro tra una persona e l’altra nei privè e, nelle piste, due metri pieni. E balli solo all’aperto, niente drink da consumare al bancone, file distanziate per entrare e balli solo all’aperto. Così hanno deciso le Regioni, e i nuovi obblighi fanno storcere il naso, a volerci andare leggeri, ai proprietari dei locali. Il problema più grande? Proprio la distanza da far rispettare: “È impossibile”. E giù a valanga: “La gente, in discoteca e nei locali, vuole socializzare”. Nicola Schintu è uno dei gestori del Room di Cagliari: “Per noi è una ripartenza in salita, non è il nostro modo di lavorare, ci sono tante difficoltà. Riapriremo a settembre, l’estate è persa”, spiega, “sulle distanze di due metri chi è che le rispetterebbe? Nessuno vuole stare in un punto vuoto del locale, ma vicino ad altri per interagire e socializzare. Ok sui cocktail da non bere davanti ai barman, di sicuro i biglietti online non sono un metodo lavorativo che ci appartiene. Non possiamo mettere cani da guardia o buttafuori-sceriffi in pista, si rovinerebbe l’armonia cercata dai clienti. La settimana prossima proporremo al presidente Christian Solinas alcuni punti, dall’obbligo di indossare le mascherine a una campagna di educazione per chi vorrà continuare a venire a ballare”.
Molto perplesso anche Federico Cordeddu del Soho Club: “Sono regole dettate da gente, come politici e tecnici, che non vivono il mondo della notte e che guardano solo alla teoria. I due metri di distanza sono impossibili, non si tratta di asili con la maestra che deve controllare, i nostri clienti sono adulti e vaccinati. Sui tavoli distanziati si può ragionare”, osserva, “da noi entravano seicento persone, avremo un calo di presenze di almeno il trenta per cento e dovremo licenziare del personale. Speriamo almeno di andare in pari con le spese. Riapriremo in autunno, incrociando le dita che vada tutto bene e che non ci sia una seconda ondata di contagi da Coronavirus”.