La fiammella della speranza sta per spegnersi: tra un mese esatto quaranta lavoratori del Porto Canale di Cagliari rischiano di ritrovarsi a casa. Il traffico delle merci “è calato dell’ottanta per cento” e, dopo l’annuncio degli esuberi da parte dell’azienda, la Iterc, sono scattati i contratti di solidarietà. Ma solo per un mese. Ecco perché manovali e gruisti sono già sul piede di guerra: “La situazione mia e dei miei colleghi è diventata insostenibile, e la crisi dura ormai da circa due anni”, spiega uno dei rappresentati dei lavoratori, William Foddi. Le riunioni dei 63 operai portuali vanno avanti al ritmo di una al giorno, e da aprile sono previste “manifestazioni e proteste, siamo pronti a fare tutto ciò che è utile per salvare i nostri posti”.
I primi tagli riguardano 43 lavoratori su sessanta, ma sono in settecento le buste paga a rischio: “La politica e i piani alti dell’Autorità portuale, partendo dal presidente Massimo Deiana, non possono più far finta di nulla”, attacca Massimiliana Tocco della Filt-Cgil, “qui c’è in ballo il destino di quarantenni padri di famiglia. Il crollo delle merci in arrivo è certificato, i costi del personale sono purtroppo superiori ai ricavi. Una soluzione però va trovata, è impensabile che tantissimi contratti a tempo indeterminato possano essere stracciati da un giorno all’altro”.











