Uno striscione eloquente, “Giù le mani dal colle di Sant’Elia”, ha campeggiato oggi davanti al faro del promontorio, durante il sit-in organizzato per dire no al maxi-impianto fotovoltaico previsto sul colle di Sant’Ignazio. Un progetto da 37 ettari promosso da Difesa Servizi S.p.A. che ha scatenato proteste e mobilitazione popolare. La manifestazione, partecipata da cittadini e attivisti, ha avuto un obiettivo preciso: mobilitare l’opinione pubblica e far sentire con forza la voce del territorio, affinché Comune e Regione intervengano per bloccare il progetto prima dell’avvio della gara d’appalto. Tra i presenti anche il consigliere comunale Marcello Corrias, promotore dell’ordine del giorno presentato nei giorni scorsi, che ha ribadito: “Si tratta di uno scempio senza fine, non solo per Cagliari ma per tutta la Sardegna. Abbiamo indetto questa manifestazione per respingere l’ennesimo sopruso ai danni della nostra terra. Siamo qui per esprimere la nostra totale contrarietà a questa speculazione energetica che calpesta il territorio, le norme urbanistiche e la volontà dei cittadini”. A fargli eco, Davide Fadda, rappresentante del presidio permanente Popolo Sardo: “Questo progetto danneggia ambiente, economia e identità. Il colle di Sant’Ignazio ha un legame profondo con la nostra storia antica, con il senso di appartenenza. La battaglia che stiamo combattendo riguarda tutta la Sardegna, nessun sardo può sentirsi escluso: non c’è un solo metro di quest’isola che non meriti di essere difeso”. Nel mirino della protesta il bando nazionale “Energia 5.0”, pubblicato il 4 giugno, che prevede la concessione di aree militari dismesse per la produzione di energia rinnovabile. Tra queste, anche il lotto nel quartiere di Sant’Elia, che verrebbe affidato a privati per 25 anni. Una scelta giudicata in aperto contrasto con l’articolo 14 dello Statuto sardo, che prevede il trasferimento alla Regione dei beni statali dismessi, e con le norme urbanistiche e paesaggistiche del Comune di Cagliari. L’ordine del giorno presentato dal consigliere impegna il sindaco a interloquire immediatamente con la Regione per bloccare l’attuazione del bando e trasmettere la posizione del Consiglio alle istituzioni competenti. Un atto politico chiaro, contro quella che viene definita “un’iniziativa unilaterale e inaccettabile”, da parte del Ministero della Difesa.









