“Salve, mi chiamo Gabriele Melis e sono un paziente del reparto cardiologia del Brotzu dal 2017. A Luglio 2017 ho subito un intervento per impiantarelmi un defibrillatore Crt-D. Tale impianto, oltre a defibrillare nei momenti di emergenza, mi aiuta nella vita quotidiana perché con degli impulsi aiuta il cuore nei di maggiore sforzo. A ottobre 2023 ho fatto un controllo periodico del defibrillatore e i primi di novembre un ulteriore controllo in cui è stato regolato il consumo della batteria, perché il 30 novembre avrei dovuto fare un intervento per il cambio della stessa batteria. Durante l’intervento hanno notato che un catetere era rotto, cosa molto strana perché si può rompere per colpi eccessivi o fratture corporali, situazioni mai avvenute. Hanno provato a togliere il catetere senza successo e per tale motivo sono state disattivate le terapie antiaritmiche e posta indicazione a defibrillatore indossabile fino a definizione del successivo intervento:cosa mai avvenuta perché, ogni volta, hanno rinviato per mancanza del personale chirurgico, poi perché la sala operatoria era aperta solo per i ‘day hospital’ e ora, a distanza di 2 mesi, hanno detto che non hanno la conferma di disponibilità degli anestesisti e quindi non lo possono ancora programmare. Tramite dei colloqui che ho avuto con dei dottori del reparto, mi hanno confidato che tutti gli anestesisti sono stati dirottati a seguire gli interventi per gli occhi, come se fosse più grave curare una cataratta di un uomo di 80 anni che un intervento al cuore di un uomo di 50. Tali informazioni sono sicure e attendibili perché proprio pochi giorni fa un ragazzo con la mia simile patologia è stato trasferito al San Raffaele di Milano per un intervento perché non c’era l’anestesista per poter fare l’intervento: oltre la spesa di 9mila euro per l’elisoccorso, il ragazzo è stato accompagnato proprio da un anestesista de Brotzu. Secondo un dottore gli interventi al cuore vanno fatti solo in caso di urgenze: ma se sono urgenze come si possono programmare? Al problema dell’intervento non avvenuto bisogna considerare gli stati di disagio familiari e personali che si sono creati, e l’impossibilità di lavorare”.













