Ci sono le testimonianze dei residenti, scritte nei gruppi Facebook anche nel cuore della notte, che raccontano di “urla disumane, schiamazzi e assembramenti”. E ci sono le aggressioni, poi. Due, avvenute alla Marina sabato pomeriggio e nella zona del porto, ai danni di giovanissimi. Col ritorno in zona bianca esplode la movida. Meglio, la malamovida. Da venerdì a domenica, tra il Bastione e le viuzze di Castello, sino ad arrivare alla Marina, in tanti raccontano che “è stato impossibile dormire”. Partendo dal venerdì notte, quando centinaia di persone si sono ritrovare sulla terrazza del Bastione sino a tarda notte. Assembramenti a go go e tantissime mascherine abbassate. Scene simili anche sabato notte e ieri notte. Le Forze dell’ordine sono intervenute per le due aggressioni, ma i residenti chiedono, ancora una volta, maggiori controlli.
Una residente di Castello, Stefania Frau, scrive nel gruppo Fb Casteddu de susu: “Mi chiedo se davvero esista un modo per vivere civilmente in questo bellissimo quartiere, amo vivere qui anche se ogni giorno la situazione peggiora. Siamo tenuti sotto scacco da pseudo imprenditori che con le mazzette fanno quello che vogliono senza rispettare orari e decibel. Le nostre strade e I nostri portoncini trattati da cloache a cielo aperto, le bottiglie rotte ovunque (anche nell’ascensore pubblico),le urla e ora pure i fuochi d’artificio sotto casa, ormai a nulla serve chiedere gentilmente, chiamare le forze dell’ordine o cercare di ragionare. Ogni settimana la situazione peggiora, mi auguro che tutti i soldi che si stanno mettendo in tasca attirando sempre più gentaglia non serva un giorno a loro per curarsi. Noi Castellani non vogliamo questo schifo, o almeno io Castellana non lo voglio per il mio amato quartiere!! Perdonate lo sfogo ma non credo di essere l’unica”. Un’altra abitante commenta, sempre nel gruppo Facebook: “E adesso pure i fuochi d’artificio!! Castello era meglio in lockdown!”.
Dalla Marina, il comitato “Rumore no grazie” ha scritto l’ennesima lettera-sos al sindaco Paolo Truzzu. Eccola, di seguito: “Le auguriamo senza ironia che questa nostra missiva La trovi fresco e riposato anche dopo l’ultimo fine settimana di urla, schiamazzi e musica assordante, La trovi cioè in uno stato fisico e psichico che a noi, che abitiamo nel Centro storico, è negato da oltre dieci anni. Venerdì, sabato e domenica,sono stati per noi giorni di sofferenza insopportabile, di aggressione alla salute e alla vita, di privazione della fruibilità delle nostre dimore. Siamo rimasti svegli sino all’alba, ancora una volta a causa della sua indifferenza e, forse, è giunto il momento di dire forte e chiaro, a causa della sua insensibilità per la vita e la salute dei suoi cittadini a partire dai più deboli: i bambini, i malati, gli anziani e quanti la mattina si avviano presto al lavoro nell’interesse di tutta la comunità. Quindi Lei, Signor Sindaco, ha deciso di venir meno all’esercizio delle funzioni più nobili a cui è chiamato per legge: la tutela della vita e della salute. Le ricordiamo, qualora non ne avesse adeguata informazione, che “in caso di emergenza sanitaria e di salute il sindaco può emettere ordinanze contingibili ed urgenti al fine di tutelare la salute dei cittadini, sino a quando non vengono meno le situazioni di criticità”. E questo a norma dell’art. 54 del D.L. n.267/2000. Che la situazione sia grave dal punto di vista sanitario è noto da anni al Comune di Cagliari: la Regione ha riconosciuto lo stato di “emergenza sanitaria” dei quartieri di Marina e Stampace dal lontano 2016. E quello di “criticità acustica” dal 2013. Ma nulla è stato fatto e nulla viene fatto di fronte ad una evidenza così grave e dolorosa. Non solo ma sono state drammaticamente aggravate le condizioni acustiche ambientali con l’occupazione totale di ogni spazio pubblico, piantumando di tavoli, sedie e ombrelloni ogni piazza e ogni strada. In un quadro di così tanta sofferenza si è avuta l’impudenza di ampliare ancora di più le concessioni di suolo pubblico assumendo a pretesto un virus, il Covid 19. Accentuando ancora di più i rischi alla salute a cui già sono esposti i residenti, considerata anche la sciagurata norma regolamentare che consente di sistemare tavoli e sedie su suolo pubblico a soli 75 cm dall’ingresso delle case. Una distanza che Lei non ha modificato. Una distanza che in tutte le città non è mai inferire a 3 metri. L’inquinamento acustico di cui soffriamo e ci ammaliamo, Signor Sindaco, non è frutto di un destino barbaro e crudele ma la conseguenza di sue precise scelte politiche e di quanti lo hanno preceduto. Come dimostra la condanna del Sindaco Zedda per disastro ambientale da rumore (TAR, gennaio 2015). Quella condanna è rimasta sino ad oggi inapplicata. Quella Sentenza Lei, oggi, è obbligata a rispettare e ad applicare. Ma la cosa non pare che le interessi molto. L’inquinamento acustico è la conseguenza della concessione del suolo pubblico con atti illegittimi nella generalità dei casi. Soprattutto nei quartieri di Marina e Stampace. Un’accusa grave la nostra che può essere respinta difendendo la propria onorabilità in giudizio. Restiamo in attesa. L’inquinamento acustico è la conseguenza della mancata applicazione del Piano Acustico Comunale perché se il “Piano” fosse applicato e non ibernato non ci sarebbe inquinamento acustico. L’inquinamento acustico trova le sue sorgenti nella “pluralità delle attività di mescita all’aperto nelle aree di suolo pubblico date in concessione ai pubblici esercizi, sedi di stabili ed autonomi affollamenti di avventori che fruiscono del servizio ai tavoli, realizzandovi un continuo chiacchiericcio incontrollato, risultato frequentemente degenerare in risate, urla e schiamazzi, con conseguente implemento degli effetti del disturbo percepito” (Rilevamenti Arpas, luglio 2020, Piazza Yenne). Lo stesso linguaggio di tutti i rilevamenti fonometrici a partire dal 2012. Una verità a qualcuno non gradita. L’inquinamento acustico, quindi, Signor Sindaco, non è un problema di ordine pubblico, come Lei cerca di spacciare in Prefettura, ma è essenzialmente un problema di ordine politico, di mancata applicazione della Sentenza di condanna del TAR, di inadempienza di obblighi di legge (L. 447/95), di violazione delle norme sanitarie, di violazione del diritto alla salute dei cittadini garantito dall’art. 32 Costituzione. Ma un Sindaco che non rispetta le leggi con quale autorevolezza può chiedere alle Forze dell’Ordine di far rispettare le Leggi che lui per primo rispetta? Appare chiaro come il sole che illumina la nostra città, Egregio Signor Sindaco, che la sua passività e la sua indifferenza verso la quotidiana aggressione alla salute dei suoi cittadini costituiscono una palese violazione della Costituzione. Cioè una palese violazione della “Suprema Legge” della Repubblica sulla quale Lei ha giurato per poter esercitare le funzioni di Sindaco. Ma la violazione quotidiana della Costituzione la rende incompatibile con l’esercizio delle funzioni di Sindaco della città. Ne tragga Lei le conseguenze”.











