Uno stipendio da portare a casa è fondamentale per ogni essere umano, per la propria indipendenza e la propria dignità. Ma se riuscire a portare il pane in tavola ogni giorno significa accumulare stress, stanchezza e disagi continui, allora c’è chi si ribella. È quanto sta avvenendo al Brotzu, nel più grosso ospedale sardo le fughe di personale non si fermano. Negli ultimi giorni hanno firmato una lettera sos ben undici cardioanestesisti che chiedono di essere trasferiti altrove, ma sono solo gli ultimi di una lunga lista: “124 infermieri andati via su una dotazione di 1250 tra dimissioni, pensionamenti e mobilità. E il primo caso, le dimissioni, rappresentano la fetta maggiore”, afferma Fabio Sanna della Uil Fpl. “Ci sono anche una ventina di medici che hanno deciso di andare a operare in altre realtà, tra loro anche dottori molto competenti dei reparti di Anestesia e dell’area di Chirurgia”. Numeri preoccupati per un motivo, soprattutto: il rinunciare a lavorare nel più grosso ospedale sardo, cioè quello che nell’immaginario collettivo dovrebbe rappresentare quasi un’isola felice. Ma così non è.
E si attende la Regione, ora, per quanto riguarda i dieci milioni di euro. Due giorni fa assemblea dei lavoratori Arnas per discutere anche del “piano straordinario di assunzioni di tutto il personale e il rinnovo dei contratti in scadenza dei lavoratori. È ormai noto che l’Arnas Brotzu non è più attrattiva per tutti i lavoratori, è evidente anche chi non è addetto ai lavori. Se da prima, le ragioni si potevano ricondurre unicamente a motivi economici, che potremmo definire ‘storiche’ in cui la Uil, da tempo, denuncia a tutti i livelli compreso quello regionale, questa disparità di trattamento, ora ad aggravarsi si sono aggiunte anche ragioni di tipo professionale”, prosegue Fabio Sanna. “Il sovraccarico lavorativo sta diventando sempre più insostenibile portando ad un continuo e inarrestabile esodo del personale (Oss, infermieri, tecnici, e persino la dirigenza) verso altre realtà purché non sia il Brotzu. La Uil Fpl segue la vertenza dei 10 milioni dal 2015 ed è stata la prima sigla sindacale a richiedere in Sardegna le stabilizzazioni dal 2020 iniziando dal Brotzu. Proseguiremo lo stato di agitazione e intendiamo proseguire l’iter della programmazione dello sciopero”.










