I tavolini ci sono, ma rispetto ai ristoranti la clientela di un bar è diversa. Caffè e cappuccini, spesso, vengono ordinati da chi ha i minuti contati e, almeno nella fascia delle colazioni, più di un barista cagliaritano continua a lamentare, anche con la zona gialla, affari in calo. Si può ordinare e consumare seduti comodamente all’esterno. Dentro, invece, i banconi devono restare totalmente immacolati. E lo spazio per le polemiche c’è tutto: “Dovremo accontentarci, è un contentino, sempre meglio delle tazzine in carta e dei caffè consumati in piedi mentre si passeggia”, spiega Manuele Muggianu, barista di via Garibaldi. Il fatto di non poter utilizzare il bancone per i suoi clienti la trova “una fesseria. Lavoro parecchio con la caffetteria ed è una grossa perdita, chi ha necessità di bere un caffè veloce non ha tempo e voglia di sedersi per forza al tavolino. Potevano darci la possibilità di far entrare due o tre persone alla volta, col contingentamento”. Anche oggi incassi in calo? “Assolutamente, averci fatto riaprire le porte e mettere i tavolini fuori non è la soluzione, non è la normalità. Il Governo ci lasci lavorare, un caffè al banco non è peggio della gente che si è ammassata per festeggiare scudetti o promozioni calcistiche in piazza”.
Più mugugni che sorrisi anche per un altro barista, Maurizio Durzu. Sinora ha potuto mettere, fuori dalla sua caffetteria, solo due tavolini, per un totale di sei posti: “Sono pochissimi, sto attendendo ancora l’autorizzazione ufficiale, in ritardo, dal Comune, per avere almeno sei tavoli. Il mio ingegnere ha già fatto tutto. L’inizio è lento, la gente arriverà solo quando le strade saranno affollate. Sinora i clienti entrano per prendersi la tazzina”, e poi naturalmente escono. “È una delusione, dentro non posso ancora far tornare il personale”.









