Il cielo illuminato di rosso e l’aria chiusa, satura non di vapore bensì di “odore di idrocarburi: ho avuto una crisi improvvisa” racconta Giampaolo Masu.
“Mio figlio mi ha portato al mare per un aperitivo, sperando che l’aria salmastra mi aiutasse a respirare meglio. Per un’ora mi sono sentito libero, lontano dalla malattia. Ma al ritorno, appena rientrati a Sarroch, l’aria era irrespirabile”. Solo attaccato all’ossigeno l’uomo ha potuto superare il malessere, l’ennesimo, e che da tempo evidenzia pubblicamente anche al fine di sensibilizzare riguardo la questione.
“Ho avuto la possibilità di leggere il provvedimento di rinvio a giudizio emesso dal Pubblico Ministero G. Pilia, e non posso nascondere di essere rimasto sgomentato per la gravità dei fatti contestati e per le responsabilità ipotizzate a carico dei dirigenti”.
Nessuna correlazione ufficiale con quanto accaduto ieri notte e la raffineria, la situazione è inerente al complesso polo industriale del paese, troppo vicino alle case e agli abitanti che spesso devono chiudere le finestre per poter non respirare forti odori che “bruciano la gola”.
In attesa di conoscere gli sviluppi del procedimento giudiziario, Masu si concentra sulla questione e lancia un appello alle istituzioni: “In questa fase il Comune di Sarroch ha il preciso dovere istituzionale di valutare la costituzione di parte civile, in quanto autorità sanitaria locale e soggetto esponenziale della comunità.
Tale azione non sarebbe solo un atto politico, ma una misura concreta per tutelare i cittadini e rivendicare un risarcimento per i danni ambientali e sanitari subiti dal territorio.
Il Comune di Sarroch non può sottrarsi a questo compito: ha il dovere istituzionale e morale di costituirsi parte civile per difendere la salute della comunità.
Rinunciare significherebbe tradire la propria funzione di garante dell’interesse pubblico.
Parallelamente, ogni cittadino conserva il diritto di costituirsi parte civile individualmente, ma è l’ente locale che deve dare il primo segnale di coraggio e responsabilità.
La tutela collettiva non può essere delegata o rimandata: deve essere esercitata ora, dalle istituzioni e insieme ai cittadini”.











